Her
- traumfabrikblog
- 3 apr
- Tempo di lettura: 2 min
2013, 126min.
di Spike Jonze
con Joaquin Phoenix, Amy Adams, Scarlett Johannson
Recensione di Arianna Alessia Armao
Spoilerometro:

Siamo in un mondo ipertecnologico, apparentemente dotato di tutti i comfort, sicuramente privilegiato. Colui che sembra un normale impiegato d’azienda, un cosiddetto creativo, scrive lettere d'amore immaginarie per clienti remoti e alloggia in favolosi appartamenti panoramici dai profili statunitensi. Evidentemente viviamo un’utopia, perché la tecnologia ha assunto contorni delicati e affascinanti, e non sembrano emergere particolari diseguaglianze tipiche del nostro povero mondo (come il lavoro sommerso che si nasconde dietro all’intelligenza artificiale). Tutto si regge e regola da solo, generando ogni sorta di comodità. Solo una condizione latente stride sin dai primi minuti, per rivelarsi poi lancinante. La solitudine.

È così che Spike Jonze, regista dal tratto sensibile, pare aver risposto all’altrettanto celebre Lost in translation dell’ex moglie Sofia Coppola: con un film da Oscar che riprende i grandi interrogativi esistenziali da nerd emersi negli anni Ottanta in un certo cinema cyber-punk, combinando il complesso tema della coscienza con quelli del lutto e dell'amore. L’atomizzazione di cui già avevamo sentore in quel primo decennio del Duemila emerge dolorosamente nella persona di Joaquin Phoenix, che affronta il suo divorzio stringendo un legame a dir poco commovente con lei, una vera e propria entità onnisciente e immateriale.

Chi scrive trova piuttosto infantili certi toni drammatici attribuiti alle separazioni di persone adulte, intellettuali e magari anche benestanti, che hanno a disposizione strumenti di ogni sorta per sopravvivere alle sferzate dei dissidi coniugali. E ritiene che la rappresentazione di una certa maschilità discosta dal machismo non debba necessariamente sconfinare nel patetico, come pare succedere in Her. Tuttavia il film – e con esso la riflessione che porta avanti – è nel complesso riuscito, elegante, toccante.

È in fondo vero che ci troviamo oggi a dialogare con forme di intelligenza che a volte ci lasciano senza parole, e che il mondo sta imboccando direzioni inafferrabili. Ci è sembrato quindi giusto rispolverare questo recente classico per interrogarci sull’amore, il matrimonio, le gerarchie degli affetti (non è forse vero che Joaquin Phoenix e Amy Adams, nella loro concreta amicizia, sembrano instaurare tra loro ben più dei rapporti che inseguono altrove?). E, andando oltre, sulla nostra stessa esistenza.
Qui ci limitiamo a citare come esempi lampanti Ghost in the shell di Mamoru Oshi e Blade runner di Ridley Scott.
Ce lo racconta Andrea Colamedici di Tlon qui: https://www.tlonletter.it/p/chatgpt-lanimale-morente
Voto: 3/5
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