Green Is The New Red (De la guerre froide à la guerre verte)
- traumfabrikblog
- 19 giu
- Tempo di lettura: 2 min
2024, 105min.
di Anna Recalde Miranda
con Martín Almada, Pierre Abramovici, Paul Simons
Spoilerometro:

Il Paraguay è lo Stato sudamericano che vanta la più lunga dittatura dell’America Latina, in cui il governo delle destre ha vissuto una sostanziale continuità interrotta solamente dalla breve parentesi triennale del governo progressista di Lugo, insediatosi nel 2008 e destituito da un colpo di stato nel 2012. Il Paraguay è, per parte di padre, anche il Paese di provenienza della regista Anna Recalde Miranda, che nella terra in cui il suo bisnonno divenne il primo deputato socialista del Paraguay ha deciso di girare Green Is the New Red, documentario d’inchiesta che va alla ricerca delle origini della “Repubblica della soia”, un enorme deserto verde grande quanto Panama devoluto alla coltivazione del legume.
L’inchiesta di Recalde Miranda intreccia le sorti dell’operazione con cui negli anni Settanta e Ottanta i governi delle dittature militari del Sudamerica cercarono di ostacolare l’avanzata del socialismo con l’appoggio dei servizi segreti statunitensi, il Plan Condor, alla mancata attuazione della riforma agraria in Paraguay, a causa della quale le cosiddette “tierras mal habidas” entrarono in possesso degli uomini vicini al regime e, successivamente, delle maggiori multinazionali agroalimentari del mondo. E lo fa andando dritta alla fonte, grazie alle parole di Martín Almada, attivista paraguayano – a cui il film è dedicato – oggetto della repressione del regime che nel 1992 scoprì l’esistenza dell’Archivos del Terror, prodotto dalle forze militari nella realizzazione del Plan Condor e contenente le pratiche delle persone ritenute nemiche del regime e identificate come “terroriste”.


Frutto di un lavoro lungo otto anni e terzo capitolo di una trilogia, il documentario, lontano dalle sofisticazioni, è un pugno nello stomaco: lo è non solo perché mostra con estrema concretezza i legami che da cinquant’anni a questa parte intercorrono tra le politiche securitarie, la repressione del dissenso, il sistema capitalista e il cambiamento climatico, focalizzandosi su un territorio in cui lottare per la terra significa, più evidentemente che in altri, lottare per la propria esistenza, ma anche perché è in grado di unire il personale al collettivo, con un’Anna Recalde Miranda che, mentre parla fuori campo, in fondo non fa altro che scavare a ritroso anche nella storia della sua vita.
Premiato al Biografilm 2025 come film di maggiore impatto sociale nella sezione Contemporary Lives, nella quale si è aggiudicato anche il premio del pubblico, Green Is the New Red non cade nella retorica delle facili speranze, che anzi sembrano relegate allo slogan “Una migliore fine del mondo è possibile”, in sostituzione del più vecchio “Un altro mondo è possibile”. Attraverso le storie di chi pone la propria vita a favore della lotta per la giustizia, con Martín Almada in testa, per arrivare ai membri del Movimento dei lavoratori rurali Senza Terra, Anna Recalde Miranda lascia però trasparire la pars construens del suo discorso, inevitabilmente pregna di speranza al di là di ogni ragionevole dubbio: di fronte al rischio della fine non possiamo fare altro che resistere.

Voto: 4,5
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