2024, 138min
di Todd Phillips
con Joaquin Phoenix, Lady Gaga, Brendan Gleeson
Recensione di Cristiano Lo Presti
Spoilerometro:

È evidente che Hollywood abbia da sempre un’ossessione per i film che - se funzionano - devono diventare franchise, produrre sequel, reboot, spin-off, remake, legacy sequel (quei seguiti che, ignorando molti dei film di una data saga prodotti nel corso degli anni, tendono a ricollegarsi direttamente al capostipite, riportando sullo schermo membri del cast originale per accontentare i nostalgici e nuove leve per avere presa anche sul pubblico più giovane. Gli esempi più noti sono senz’altro Halloween del 2018, Scream del 2022 e Ghostbusters: Afterlife del 2021). Insomma, se un marchio funziona bisogna farlo fruttare fino all’ultimo centesimo, al di là che abbia davvero qualcosa di nuovo da dire. Basti guardare la saga di Star Wars, il Marvel Cinematic Universe o i disastri degli universi DC.
In questo contesto nel 2019 è approdato sugli schermi Joker di Todd Phillips, un film che nulla aveva a che fare con il personaggio dei fumetti, se non qualche nome infilato a forza e pretestuosamente qui e là, che sembrava più un omaggio/plagio al cinema di Martin Scorsese (per la precisione Re per una notte e Taxi Driver) che una nuova incarnazione della nemesi del cavaliere oscuro.
Avrebbero potuto chiamarlo in qualunque modo, ambientarlo in qualunque luogo, farlo interagire con personaggi che non si chiamassero Wayne e avremmo avuto lo stesso identico film. Però vuoi mettere chiamarlo Joker e assicurarsi il pubblico di appassionati?
Il resto lo sappiamo: il film è abbastanza buono, ha un successo notevole, vince il Leone d’oro a Venezia (cosa rara per film così “commerciali”) e Joaquin Phoenix si aggiudica la statuetta più ambita. Buon per lui.

A questo punto però tutti si aspettano un seguito. Anzi, diciamo che è proprio obbligatorio. Vuoi non sfruttare un tale successo? L’impressione è che Phillips sia stato costretto a farlo, infatti questo Folie à deux sembra voler prendere le distanze dal successo clamoroso del primo capitolo, pur riferendosi ad esso continuamente, replicandone inquadrature e inserendo addirittura in sceneggiatura un film dal titolo Joker sugli eventi narrati nella pellicola del 2019 che, forte del successo ottenuto, ha contribuito a rendere l’alter-ego di Arthur Fleck un’icona. Meta-cinema a tutti gli effetti, ma anche un atto d’accusa con il protagonista deciso a fugare ogni dubbio dichiarando «io non sono Joker, sono solo Arthur Fleck». Con buona pace di chi vedeva in Phoenix un erede di Nicholson e Ledger o un antidoto a Jared Leto. In tal senso il finale rende ancora più chiare le cose mostrandoci un giovane Joker del futuro. La stessa DC ha di fatto disconosciuto questo film, non partecipando alla produzione.
Pur trovandolo assolutamente non necessario, questo è senza dubbio l’aspetto che ho preferito del film. Dopo anni di discussioni sul fatto che questo non fosse il Joker della DC Comics, finalmente arriva Todd Phillips a darmi ragione. E a me piace aver ragione.

L’elemento che ha subito maggiori critiche è che il film è in effetti un musical. La psicosi collettiva a cui fa riferimento il titolo è quella che Harleen Quinzel, una Lady Gaga il cui personaggio nulla ha in comune con l’Harley Quinn da cui prende il nome, il cui spirito e la cui personalità vengono di fatto ribaltati, da dominata a dominatrice architetta nei confronti di Fleck fingendosi una paziente di Arkham.
Questa folie à deux, tuttavia, non si traduce in atti di violenza e scene d’azione, disattendendo ancora una volta le aspettative del pubblico, ma piuttosto in un legal in cui Phillips sembra voler puntare il dito verso il pubblico che ha eretto a icona un assassino, il Joker, e sequenze per lo più figlie dell’immaginazione dello stesso Arthur in cui i due cantano e ballano.
Il problema serio è che non c’è nulla di memorabile in queste sequenze, e un musical di cui non ti innamori delle canzoni è un fallimento per sua natura.

Non mi sento tuttavia di unirmi (del tutto) al coro di chi ha odiato il film, non perché mi sia piaciuto, considerando che quasi nulla funziona, non il musical, non il legal né il dramma umano. Ma mi è quasi simpatica la volontà del regista di mettere in piedi un’operazione suicida e mandare affanculo il fandom del Joker di Phoenix, ponendo finalmente fine al misunderstanding di quanti dopo aver visto il film del 2019 si sono convinti che questa incarnazione potesse essere effettivamente una variante dell’arcinemico di Batman, o avesse anche soltanto qualcosa a che fare con il mondo dei fumetti DC, al di là dei riferimenti pretestuosi disseminati nei due film, buoni solo come operazione di marketing. Quindi grazie Phillips per l’autosabotaggio, adesso possiamo finalmente archiviare anche questo inutile film.
Voto:2,5/5
Kommentare