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L'immensità della notte (The Vast of Night)

2019, 89min.

di Andrew Patterson

con Sierra McCormick, Jake Horowitz, Gail Cronauer


Recensione di Luca La Russa


Spoilerometro



Grazie ad un iniziale autofinanziamento lo statunitense Andrew Patterson realizza il suo notevole debutto, girando un film a basso costo che troverà ulteriore fortuna grazie al colosso Amazon, impegnato nella distribuzione e promozione dell’opera. La pellicola, come si evince dai primissimi minuti, in cui vediamo un vecchio televisore trasmittente uno show fittizio come “contenitore” dell’intera vicenda del film, è dichiaratamente un omaggio prima di tutto alla celebre serie antologica Ai confini della realtà nonché a un certo filone di fantascienza classica, quello legato ai misteri degli avvistamenti ufo e alla paranoia tipicamente americana concernente possibili invasioni aliene. Risulta però interessante come il regista si rapporti a tale genere con un approccio di tipo sottrattivo, ovvero basi gran parte del meccanismo del film non sulla spettacolarità ma sulla tensione costruita sui densi dialoghi, riprendendo ravvicinatamente, soprattutto nelle scene salienti, gli attori, in particolare i due protagonisti, a cui si uniscono ben pochi altri personaggi.



Sono infatti la centralinista Fay e il conduttore radio Everett a condividere la sorprendente notte a cui il titolo allude: due giovani americani impegnati alle rispettive postazioni mentre quasi tutti i loro concittadini sono riuniti ad assistere una partita di squadre locali di basket, considerata l’evento più importante del piccolo centro del New Mexico dove è ambientata la vicenda, che non può che svolgersi negli anni cinquanta, l’epoca della fobia dei sovietici e delle storie su Roswell e Foss Lake. A proposito della ricostruzione del periodo storico, il regista (anche co-sceneggiatore sotto lo pseudonimo di James Montague) pone particolarmente l’accento sulla tecnologia relativa alla audiocomunicazione e alle radiotrasmissioni (come risultava dai rispettivi campi dei protagonisti): non solo il dialogo (una delle svolte maggiori della trama è legata ad una telefonata di un personaggio che non vediamo mai), ma, proprio come in Incontri Ravvicinati, concretamente il suono, fa da elemento centrale (il ritmo cambia con la scoperta di una interferenza presente nelle telefonate e nella trasmissione alla radio, che metterà nuovamente i due giovani in contatto), come il film non manca di sottolineare tagliando improvvisamente sul buio in alcuni momenti.



Nonostante tale centralità della sfera uditiva, sul piano visivo Patterson non manca però di stupire: i contrasti improvvisi tra le tese scene basate sugli attori a cui sta abilmente addosso e i sorprendenti piano sequenza alla De Palma rivelano grande controllo autoriale da parte dell’esordiente americano, che sarebbe interessante vedere cimentarsi in seguito in differenti operazioni o sceneggiature più originali.


Voto: 3.5/5

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