1999, 90min.
di Riccardo Milani
con Flavio Pistilli, Federico Di Flauro, Paolo Setta, Danilo Mastracci
Recensione di Mauro Azzolini
Spoilerometro:

Noi siamo contro la famiglia, siamo contro le istituzioni militari e siamo contro la televisione. Noi siamo qui per difendere la reputazione dei martiri della cultura punk di Montesilvano e del mondo intero!
Esiste uno spazio nel cinema italiano del tutto particolare. Uno spazio circoscritto tra la metà degli anni ’90 e la metà del primo decennio dei 2000, all’interno del quale vedono la luce alcuni tra i titoli più interessanti e originali del periodo. Le caratteristiche di questo spazio cinematografico sono presto dette: si tratta di film girati da registi giovani e rivolti prevalentemente ad un pubblico giovane; i mezzi tecnici messi a disposizione dalle produzioni non sono eccezionali; i ruoli principali sono interpretati da attori emergenti, a volte alla prima prova cinematografica; le trame sono venate da un impegno politico diversamente declinato, ma in ogni caso si tratta di film “schierati”; le colonne sonore, quando sono originali, raccolgono il meglio della musica italiana di quegli anni.
In questo piccolo novero di film, accanto a titoli come Jack Frusciante è uscito dal gruppo (1996), Tutti giù per terra (1997), Ovosodo (1997), Santa Maradona (2001), Liberi (2003), Fame chimica (2003) e pochi altri, uno spazio di primo piano è occupato da La guerra degli Antò.
Basato sul romanzo omonimo di Silvia Ballestra del 1992, il film narra le vicende di quattro ventenni di Montesilvano (PE) fortemente insofferenti nei confronti della vita di provincia e chiaramente distinti dal resto dei loro coetanei per l’adesione morale ed estetica ai dettami della cultura punk. Accomunati dallo stesso nome, i ragazzi sono individuati grazie a un attributo dialettale specifico per ognuno: Antò Lu Purk, Antò Lu Malatu, Antò Lu Zorru, Antò Lu Zombi.

Ad animare il dipanarsi della storia è il contrasto costante tra il desiderio di libertà espresso dagli Antò e l’opprimente dimensione nella quale sono costretti a vivere. Il microsistema del paesino abruzzese, con la chiusura mentale dei suoi abitanti e le speculazioni imprenditoriali che ne regolano l’economia, è per contrasto il motore dell’azione: da lì bisogna fuggire alla ricerca di uno spazio più consono alla propria apertura mentale.
È così che Lu Purk, il più sveglio del quartetto, decide di trasferirsi a Bologna per frequentare il Dams. Catapultato in un contesto nuovo e popolato da coetanei per i quali l’universo su cui aveva costruito la sua adolescenza sembra non esistere, scopre rapidamente che la vita da universitario non fa per lui e decide di partire nuovamente, questa volta per Amsterdam. Lì, dopo una serie di peripezie, incontrerà Lu Zorru, scappato da Montesilvano per evitare il servizio di leva dopo lo scoppio della Guerra del Golfo.

A rendere divertente il racconto, nonostante alcuni momenti in cui il ritmo sembra perdersi, contribuiscono le interpretazioni di protagonisti e comprimari (eccezionali quelle del giro di coinquilini e amici bolognesi di Lu Purk) e la colonna sonora originale composta dalla Piccola orchestra Avion Travel. Ma ciò che fa di La guerra degli Antò un punto di riferimento per il cinema italiano dell’epoca è la semplicità con cui riesce a raggiungere un obiettivo che semplice non è: descrivere lo smarrimento di un’intera generazione di fronte alla cesura epocale di inizio anni ’90.

I quattro ventenni della provincia pescarese, infatti, non sono altro che i giovani che al sorgere di un mondo nuovo, conflittuale e senza punti di riferimento, vedono infrangersi i sogni e le aspettative di un’adolescenza vissuta sotto la rassicurante stabilità del decennio precedente. Sono i giovani per cui la capacità di comprendere e analizzare la realtà si mostra del tutto inutile di fronte ad una realtà creata dai mezzi di comunicazione di massa. Sono i giovani a cui, però, rimane ancora la forza di saper creare legami umani stabili e duraturi con la consapevolezza – come sembra indicare il finale – che almeno da quelli ci sarà sempre la possibilità di ripartire.
Voto: 3.5/5
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