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Niente da nascondere (Caché)

  • traumfabrikblog
  • 22 nov 2022
  • Tempo di lettura: 2 min

2005, 117min.

di Michael Haneke

con Daniel Auteuil, Juliette Binonche, Maurice Bénichou


Recensione di Arianna Alessia Armao


Spoilerometro



La politica attraversa i corpi, e certamente anche le loro rappresentazioni. Accade dunque che trauma, rimozione e verità compongano un film scolpito per turbare le nostre coscienze benpensanti. Quale può essere la colpa di una famiglia intellettuale parigina, minacciata dalla silenziosa presenza di un osservatore che intimidisce coppia e bambino con videosorveglianza e cartoline sanguinarie?



Senza fretta il tema si rivela, riaffiora l’infanzia di Georges, critico letterario, interprete televisivo, padre e marito, un uomo fatto e finito. L’inseguimento in VHS scardina i suoi più intimi ricordi, riporta a galla un delitto primordiale e smantella un matrimonio sostenuto da un legame insofferente. Silenzi, distacco, negazione: ecco i cardini di una vita di autentico successo. E mentre sullo schermo scorrono indifferenti le tragedie della guerra, sempre lo schermo rigurgita la punizione estrema: la propria stessa immagine.



Reo della rovina altrui – algerini nella fattispecie – non per mano ma per intimo desiderio, Georges si riduce ad un “vecchio padre stanco”, in preda ai farmaci e foderato nel suo silenzio, dopo aver difeso con le più ardenti minacce il suo trionfo mediatico, culturale, borghese. Non si ravvisa in lui un preciso moto violento, quanto piuttosto una salda convinzione d’innocenza, una schizofrenica indifferenza: gli stessi meccanismi di difesa che guidano un popolo colonizzatore verso la cultura dell’oblio.



Molte, dunque, le letture possibili: i figli si ribellano ai padri, gli sterminati ai perpetratori. O la coscienza alla colpa? In fondo Georges incarna i crimini della sua famiglia, della sua generazione, della sua stessa nazione. “Come ci riconciliamo con le nostre azioni?” ci chiede Haneke in una irriverente intervista al Guardian [1] .

Per quanto la trama si faccia fitta di suggestioni, non occorre rintracciare l’invisibile inseguitore, poiché in sostanza non esiste una sola verità. Quando non si ha niente da nascondere - questo, forse, il vero suggerimento - bisogna interrogarsi, pensare, guardarsi da fuori.




Voto: 4/5




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