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Raw-una cruda verità (Grave)

2016, 99min.

di Julia Ducournau

con Garance Marillier, Ella Rumpf, Laurent Lucas


Recensione di Luca La Russa


Spoilerometro:



Il lungometraggio di debutto della più volte osannata Julia Ducournau, recente rivelazione del cinema francese, si presenta come un racconto di formazione: assistiamo infatti alla vicenda della giovane Justine che fa il suo ingresso in una sofisticata scuola per futuri veterinari, già frequentata dalla sorella maggiore Alexia con cui la protagonista, scopriamo, ha condiviso una difficile storia familiare caratterizzata da una durissima educazione, votata in particolare a un rigidissimo vegetarianesimo. Seguiamo dunque le interazioni della matricola col difficile mondo della scuola, le quali consistono nell’alternarsi di vari riti di iniziazione, spesso grotteschi, in cui non manca una buona dose di nonnismo da parte dei colleghi. Proprio durante uno di questi riti Justine finisce controvoglia nell’assaggiare carne animale per la prima volta, e da quel punto in poi nulla è più lo stesso: progressivamente infatti la ragazza, tra vergogna e sensi di colpa, sviluppa una incontrollabile aggressività insieme a un sempre maggiore desiderio di fagocitare carne e sangue, come viene palesato in uno spaventoso momento (magistralmente girato e montato) in cui Justine, in seguito a un incidente durante una ceretta insieme ad Alexia, non riesce a trattenersi dal mangiare il dito amputato di quest’ultima.



Il tema del cannibalismo(affrontato in numerosi film horror)prende piede nell’opera di pari passo col peggiorare dei disturbi della protagonista, ma, grazie alla sorprendente consapevolezza e competenza della giovane regista-sceneggiatrice, lo fa in modo alquanto originale: è infatti il suo disinteresse verso eventuali elementi soprannaturali a rendere realmente disturbante la grottesca parabola di Justine, una apparentemente normale ragazza in una fase dell'adolescenza in cui esplode il conflitto tra pulsioni violente e convenzioni sociali. Gli aspetti veramente orrorifici del film infatti non sono presenti solo nelle violente scene di cannibalismo ma spesso e volentieri nelle altre situazioni più “normali”, come nel caso dei già citati riti di iniziazione o nelle morbose operazioni in cui vengono coinvolti gli animali durante le lezioni.



Impossibile, infine, provare a capire la ricchezza e la varietà delle chiavi di lettura possibili di questo lungometraggio senza coglierne la tutt’altro che velata ironia che lo pervade; difficile non vedere, nel contrasto tra l’abbandonarsi al cannibalismo della protagonista e il vegetarianesimo intransigente dei genitori, una possibile satira di certe ossessioni per l'alimentazione oggi molto diffuse (probabilmente più per le loro superficiali declinazioni che per il veganesimo in sé), ed è interessante come il film suggerisca di non scordarci di quanto bestiali siamo nonostante facciamo di tutto per negarlo.


In conclusione Raw è un ottimo esempio di opera intelligente ed intrigante a cavallo tra cinema di genere e intellettualismo, imperdibile per chi ha “fame” di materiale vivo e pulsante sullo schermo.


 

Voto: 4/5

 

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