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L’ultima tentazione di Cristo (The Last Temptation of Christ)

1988, 164min.

di Martin Scorsese

con Willem Dafoe, Harvey Keitel, Barbara Hershey, Harry Dean Stanton


Recensione di Giovanni Comazzetto


Spoilerometro:




Corre l’anno 1988: Martin Scorsese crea scandalo portando nelle sale L’ultima tentazione di Cristo, tratto dall’omonimo romanzo di Nikos Kazantzakis. Ad incarnare la figura di Gesù è uno dei più grandi attori viventi, Willem Dafoe, affiancato da Harvey Keitel (Giuda), Barbara Hershey (Maria Maddalena), Harry Dean Stanton (Saul) e David Bowie (Ponzio Pilato). Nel film di Scorsese Gesù è un falegname che collabora con i romani fabbricando croci, e subisce per questo il disprezzo del suo stesso popolo. Tormentato da sensi di colpa e visioni divine, spinto dall’amico Giuda si avvia lungo il sentiero del suo destino, radunando attorno a sé una cerchia di discepoli. Il Cristo di Scorsese è però sempre incerto e irresoluto, diviso tra il desiderio di una vita normale e la coscienza sempre crescente di dover adempiere a una missione più alta.


Animato da un intento tutt’altro che iconoclasta, il regista statunitense affronta liberamente la vicenda evangelica soffermandosi sul dramma della scelta, sull’eterna lotta tra lo spirito e la carne, ma anche sulle mistificazioni del messaggio cristiano e sulla pretesa – criticata apertamente nel film – di conoscere la volontà di Dio, di appropriarsene dando vita a forme sempre nuove di esclusione e violenza. Alla “potenza narrativa” del messaggio cristiano, astratto dalla figura umana di Gesù, Scorsese sembra opporre la necessità di un’inesausta interrogazione sui misteri dell’esistenza e sul rapporto dell’uomo con Dio, consapevole del fatto che spiragli di luce e redenzione possono aprirsi solo in questa comprensione sempre parziale e imperfetta.


Di grande potenza visiva sono soprattutto la parte iniziale del film e quella finale – celebre, quest’ultima, per la “scandalosa” rappresentazione della visione di Gesù (agonizzante) su una sorta di futuro alternativo, nel quale si salva dalla croce e diventa marito e padre. Al termine di questa vita da uomo comune, al suo capezzale accorrono i vecchi discepoli, che in una Gerusalemme assediata gli rinfacciano il tradimento della missione e rivelano la natura demoniaca della tentazione di sottrarsi alla morte sulla croce. Solo allora Gesù accetta il suo destino di Messia e fa ritorno agli ultimi istanti della sua vita, deriso e sanguinante sul Golgota.


Capolavoro a sé stante è la colonna sonora firmata da Peter Gabriel, che per realizzare questa pietra miliare della world music (poi confluita nell’album Passion) si avvalse di collaboratori del calibro di Nusrat Fateh Ali Khan, Youssou N’Dour, Billy Cobham e Manu Katché. Intrecciando sapientemente ritmi e melodie mediorientali e nordafricane, il musicista inglese raggiunge qui uno dei punti più alti della sua straordinaria produzione artistica.


Voto: 4/5

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