AlbaKiara - Il Film
- traumfabrikblog
- 3 giorni fa
- Tempo di lettura: 3 min
2008, 93min.
di Stefano Salvati
con Raz Degan, Laura Gigante, Davide Rossi
Di Cristiano Lo Presti
Spoilerometro:

Anno domini 2008. Stefano Salvati, regista di videoclip e spot pubblicitari, oltre che di una perla come Jolly Blu (il film degli 883), torna al cinema con una pellicola che, nelle intenzioni, è un thriller, un dramma adolescenziale, uno studio sociologico sul mondo giovanile con tinte horror, ma anche erotiche, ma anche comiche, condito da inserti addirittura quasi fantasy. Insomma, tutto.
Quello che segue è il resoconto di come uno dei film più agghiaccianti ed involontariamente esilaranti che il nostro paese, ma forse il mondo, abbia mai prodotto con la pretesa di raccontare una generazione (la mia) sia riuscito a risollevare una serata intorpidita di una persona che fa molta fatica a trovare le energie vitali minime necessarie ad alzarsi dal letto.
Il lungometraggio segue in parallelo le vicende dell’ispettore italo-americano Castri, interpretato da un Raz Degan impossibile, che organizza un colpo per rubare 200 chili di cocaina dal caveau della polizia e quelle dell’adolescente Chiara che partecipa a delle serate “gangster” (gergo di cui onestamente non ho memoria nel mondo reale che ho vissuto, ma forse ero semplicemente un ragazzo noioso), a base di sesso promiscuo e droga.

Quando i complici del Castri, tra cui lo zio di Chiara (interpretato da un Alessandro Haber in evidente bisogno di soldi), muoiono in un incidente d’auto, i 200 chili di bamba rimangono incustoditi nel ripostiglio di quest’ultimo finché la ragazza e il bidello del suo liceo (interpretato da Vito) la trovano e decidono di venderla.
Ogni tanto, completamente a caso, ci viene mostrata Esmeralda, sorella della protagonista, che a malapena parla e vive rinchiusa nella propria stanza, non si sa perché, limitandosi a dipingere. Detta così sembra che la sua presenza nel film sia completamente inutile, e infatti è così. Però è qui che Salvati dà il meglio di sé. Per caratterizzare il personaggio di Esmeralda e il suo vivere in un mondo tutto suo, il regista realizza delle scene, bisogna dire del tutto inutili nell’economia del film, dal sapore “fantasy”, per così dire, farcite di effetti visivi che “con 30 mila lire il mio falegname le faceva meglio”, che nulla hanno a che vedere con l’atmosfera generale del film. Purtroppo non ve le so raccontare come si deve, bisogna vederle. Farne esperienza.
Degna di nota la presenza del figlio di Vasco Rossi nel ruolo del fidanzato della protagonista, un dj che crea un sito porno sul quale fa delle live a luci rosse con le amiche della fidanzata, tenendola ovviamente all’oscuro di tutto. Strano che l’attore, anzi l’intero cast “giovanile”, non abbia avuto una lunga carriera nel mondo del cinema.

La colonna sonora non originale è composta unicamente da canzoni di Vasco, amico del regista oltre che padre di uno dei protagonisti. Immagino siano le uniche due ragioni che lo abbiano spinto a concederne i diritti.
Sul film in questione non c’è molto altro da dire: è brutto, ma di una bruttezza eccezionale, straordinaria, oserei dire meravigliosa. Entusiasmante, come le dissolvenze che fanno da transizione durante l’intera pellicola. Del resto quelli erano anni in cui tutti noi sperimentavamo con Windows Movie Maker, che immagino sia il programma usato per montare il film.

Facendo una breve ricerchina su Youtube ho trovato gli episodi interi di un programma andato in onda su All Music nel 2008 realizzato per promuovere la pellicola. Una ventina di puntate in cui si segue il making of del film, ricche di interviste al cast e ad altri personaggi di vario genere in cui si tenta di tracciare l’identikit degli adolescenti dell’epoca disquisendo (anche qui) di sesso e droga. Ora pensate un attimo quanto dovevano credere in questo aborto di film per finanziare un’intera trasmissione da (almeno) 25 puntate per promuoverlo. E pensate quanto si prendesse sul serio Salvati, convinto come evidentemente era che questo film potesse davvero avere un qualche valore sociologico.
Eppure tutta questa presunzione ai miei occhi non fa che rendere questa ridicola operazione ancora più esilarante. Brutta, certo. Malriuscita, è evidente. Ma spettacolare. Un capolavoro. Un capolavoro dell’orrido, ma pur sempre un capolavoro.
«È finito il tempo delle mele, puttana».
Voto: 0,5/5
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