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Alla mia piccola Sama (For Sama)

2019, 100min.

di Waad Al-Kateab, Edward Wats

con Waad Al-Kateab, Sama Al-Khateab, Hamza Al-Khateab


Recensione di Arianna Alessia Armao


Spoilerometro:



«Non pensavamo che il resto del mondo avrebbe permesso tutto ciò». Nell’epoca della connessione globale, le frontiere ci rassicurano, riducendo a distanze siderali troppe povere vite da cui in realtà ci separa qualche migliaio di chilometri. Le nostre guerre le abbiamo spostate oltreconfine, e ci permettiamo di guardare le rotte migranti come se fossero realtà altre da noi.


Arriva in questo non-luogo, in questo vuoto, la videocamera di Waad. Arriva a ricordarci che il mondo è uno, e non può che riguardarci. Le inquadrature movimentate e amatoriali dei primi giorni di ribellione studentesca seguono ininterrottamente l’evoluzione della guerra civile siriana, un conflitto vicino nel tempo oltre che nello spazio.


Waad riprende se stessa, il suo compagno, le sue gravidanze, le sue amicizie. Riprende la vita e la morte di uno dei quartieri ribelli di Aleppo. Lo fa per sua figlia Sama, nata e cresciuta in guerra, per spiegarle il perché della loro esistenza assurda. Lo fa in quanto reporter con la missione di informare il resto dell’umanità del terrore perpetrato ininterrottamente dagli aerei russi. Lo fa, infine, per ricordarsi che non rinnega niente dei suoi lutti, dei suoi sforzi, della sua vita di resistenza e dedizione.



Chi guarda deve avere lo stomaco forte, deve aver già affrontato in precedenza il tema della guerra in Siria[1] (e la situazione mondiale in generale), perché non si troverà di fronte uno dei soliti materiali didattici per mappare amici, nemici, ingerenze ed equilibri geopolitici. Non si troverà neanche di fronte uno dei consueti piagnistei da raccolta fondi, che nel tempo hanno finito per anestetizzarci rispetto ad ogni forma di rappresentazione del dolore.


Chi guarda deve prepararsi a vedere con gli stessi occhi di chi il conflitto lo vive quotidianamente per un tempo infinito. Deve vedere corpi martoriati, infanzie distrutte, genitori impazziti dal dolore, famiglie profughe, palazzi e quartieri in rovina. Ma anche eccezionali attimi di festa, lunghi momenti di felicità domestica, imperdibili reazioni e spiegazioni infantili di fronte a tutti i tipi di esplosioni, traumi e rimozioni.




Procedendo nella visione, animata da una colonna sonora discreta e forse innecessaria, ci si rende conto di essere tutt’uno con la piccola Sama, che strabuzza gli occhi e scruta indifesa ogni nuova situazione di allarme o di emergenza. Osservando tutte quelle vite bambine – le vere protagoniste del film – sostenute e incoraggiate da genitori consapevoli e appassionati, non ci si può chiedere cosa avremmo fatto noi al posto di quelle persone. Di fronte alla realtà si può solo fare un passo indietro, e tacere.



Per un simile film, candidato agli oscar e vincitore di numerosi riconoscimenti, sarà stato scritto tanto. Qui ci limitiamo ad omaggiare la bellissima Aleppo, a encomiare i racconti in prima persona scevri di ogni orientalismo, e ad accennare che i confini sono un’invenzione molto comoda per ritirarci nella nostra quotidiana e colpevole indolenza.


Voto: 4/5


[1] Una buona visione di partenza sul conflitto siriano può essere questa: https://www.torinofilmfest.org/it/35-torino-film-festival/film/i-used-to-sleep-on-the-rooftop/33869/

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