Christiane F.- Noi, ragazzi dello zoo di Berlino (Christiane F. - Wir Kinder vom Bahnhof Zoo)
- traumfabrikblog
- 1 dic 2021
- Tempo di lettura: 3 min
1981; 140 min.
di Uli Edel
con Natja Brunckhorst, Thomas Haustein, Christiane Reichelt
Recensione di Francesco Mosca
Spoilerometro:

La storia si svolge a Berlino a metà degli anni settanta e segue da vicino due anni di vita della tredicenne, Christiane Felscherinow. Christiane è la figlia minore di una famiglia piccolo borghese che vive a Gropiusstadt, enorme quartiere-dormitorio alla periferia di Berlino; i disagi tipici dell’adolescenza sono nella giovane amplificati dal divorzio dei suoi, dalla decisione sorella che decide di andare a vivere col padre e dalla nuova relazione sentimentale instaurata dalla madre.
Per Christiane gli unici autentici momenti di serenità sono quelli che trascorre al Sound, discoteca della scena underground della Berlino di quegli anni, in compagnia di Kessi una compagna di classe che la introduce all’ambiente del club. Qui Christiane inizia a fare uso di droghe e stringe amicizia con Detlef e i suoi amici Axel e Bernd.
L’idillio si interrompe quando la madre di Kessi scopre lo stile di vita condotto dalla figlia e la costringe a chiudere il rapporto con Christiane, che finisce col legarsi sentimentalmente a Detlef, i cui amici fanno tutti uso di eroina. L’amore per Detlef, il senso di solitudine e la volontà di essere accettata nel gruppo spingono la ragazza protagonista alla decisione estrema di provare l’eroina lei stessa.

Christiane inala la sua prima dose a un concerto di David Bowie, dove fa amicizia con la giovanissima Babsi, da questo momento la giovane entra ufficilamente nel tunnel dell’eroina. Christiane va quindi a vivere a casa di Axel insieme a Detlef che le rivela che si prostituisce con uomini più grandi per pagarsi le dosi. La stessa Christiane sofferente per una crisi di astinenza inizia a sua volta a prostituirsi per guadagnare più denaro da investire nell’acquisto di eroina. La madre della giovane, una volta scoperta la sua tossicodipendenza la sottopone insieme a Detlef a una disintossicazione brutale ma senza successo. I due ragazzi, infatti, convinti di poter gestire la dipendenza e disintossicarsi con facilità ricadono presto nei loro vizi abituali e, tornati a casa di Axel, scoprono che l’amico è morto di overdose e dopo una brutta discussione si separano.
Christiane continua a prostituirsi in strada con Stella e Babsi con cui nel frattempo ha stretto un profondo legame, mentre Detlef va a vivere a casa di un cliente ricco invaghitosi di lui.

La ragazza lascia le amiche per raggiungere nuovamente Detlef nella casa del cliente presso cui viveva ma una notte coglie il giovane nell’atto di consumare un rapporto sessuale col suo protettore. Christiane fugge allora sconvolta e decide di tornare alla stazione in cerca di Babsi per convincerla a disintossicarsi insieme una volta per tutte, ma apprende da un giornale che l’amica è morta di overdose; sconvolta, la giovane decide di farla finita iniettandosi a sua volta una dose letale, senza però riuscire nel suo intento. La storia termina col ritorno di Christiane nella campagna amburghese dove cerca di disintossicarsi.

La pellicola ha il grande merito di aver portato all’attenzione dell’opinione pubblica la piaga dell’eroina e della prostituzione tra i giovanissimi negli anni Settanta-Ottanta. La regia di Edel è sporca ma efficace; la fotografia cupa e la scelta di girare il film nei luoghi realmente vissuti dai ragazzi, rendono tangibile il grigio squallore della Berlino di fine anni Settanta. Le scene che ritraggono questi ragazzi giovanissimi intenti a bucarsi sdraiati per terra negli squallidi bagni pubblici della stazione, così come l’agghiacciante sequenza della disintossicazione risultano, infatti, piuttosto ruvide e disturbanti. Positiva la recitazione degli attori, tutti dilettanti all’infuori di Natja Brunckhorst (Christiane); menzione speciale alla colonna sonora a cura di David Bowie.
Il più grande difetto del film risiede nella poca profondità con cui sono resi i personaggi e nella quasi totale impalpabilità delle loro reali motivazioni; la pellicola poteva sicuramente essere spunto per una critica sociale feroce ma l’aspetto culturale e politico è stato trattato marginalmente da Edel e dallo sceneggiatore Herman Weigel. Ciononostante il film non ha risentito in modo particolare del tempo trascorso dalla sua uscita e riesce perfettamente tuttora a turbare e indurre lo spettatore a una riflessione profonda.
VOTO 3,5/5
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