2022, 107min.
di David Cronenberg
con Viggo Mortensen, Léa Seydoux, Kristen Stewart, Scott Speedman
Recensione di Sofia Magliozzo
Spoilerometro:

L’ultimo film di David Cronenberg, nonostante abbia il medesimo titolo del suo quarto lavoro cinematografico (1970), non ha nessun tipo di legame che possa ricondurre ad un remake.
Il più recente Crimes of the Future, si apre con una scena ricorrente della mitologia greca: l’omicidio di un figlio commesso dalla madre.
Se l’omicidio del piccolo Brecken appare crudele agli occhi dello spettatore, nel film non viene affatto affrontato nel modo in cui i normali esseri umani ne discuterebbero e se ne addolorerebbero. Infatti, viene sfruttato da Cronenberg non per mostrare i più o meno intensi sentimenti dei protagonisti, ma piuttosto per raccontare un futuro in cui la quasi totale scomparsa del dolore fisico e della compassione ha reso l’umanità fredda ed aliena, disumanizzata. A definire infine la cornice entro cui si snodano gli eventi di Crimes of the Future, fondamentale è la descrizione di come l’essere umano abbia inquinato e alterato l’ambiente al punto tale da rendere necessaria l’invenzione di macchinari e dispositivi tecnologici capaci di interfacciarsi con le varie funzioni corporee, per stimolarle e regolarle.

In questo mondo alterato, privo di malattie infettive e con organismi mutati in maniera estremamente radicale, è diventata popolare la performance art “chirurgica”. Una coppia di artisti, Saul Tenser (Viggo Mortensen) e la sua partner, Caprice (Lea Seydoux), mostra pubblicamente la metamorfosi umana dei nuovi e mai visti organi che crescono all’interno di Saul. In questo regno da incubo, le performance fatte di tagli, ferite, incisioni ed esportazioni, assumono anche un connotato erotico consegnando una nuova visione di sessualità cruenta e anorgasmicamente sadomasochista.
Le performance dei due artisti però non richiamano le attenzioni solo di un pubblico sempre più curioso e attratto, ma anche di quello che poi si svelerà essere un gruppo rivoluzionario il cui scopo è portare l’umanità ad uno stadio avanzato di evoluzione radicale capace di generare un sistema digerente idoneo all’assimilazione di rifiuti chimici e tossici, fatali per l’uomo non mutato.

Ambientando il film in una città costiera fatiscente, buia e apparentemente abbandonata, Cronenberg proietta lo spettatore in uno spazio in cui l'umanità non è del tutto certa di ciò che dovrebbe – o vorrebbe – essere poiché i valori comuni e gli interrogativi universali sono, anche se apparentemente, spazzati via. In questo contesto, Crimes of the Future, sviluppa in modo soddisfacente un discorso sull’evoluzione umana nel suo insieme e su ciò di cui la specie necessita per sopravvivere. Nonostante il regista sfrutti egregiamente tutti i canoni del “body horror” non c’è nulla, in questo film, che riguardi direttamente il disgustoso e il macabro, ma piuttosto tutto sembra essere pensato solo ed esclusivamente per sollecitare lo spettatore a una riflessione sul cambiamento che l’uomo sta affrontando. Nello stimolare questo ragionamento di natura filosofica il regista non prende una posizione netta e non sembra voler consegnare delle risposte, ma altresì accendere domande nella coscienza assopita dello spettatore. Così facendo Cronenberg non accompagna il pubblico verso il binario asciutto ed obbligato di una trama moraleggiante e didascalica ma lo pone, senza suggerirgli la via giusta, difronte ad un bivio: il transumanesimo o la più armonica e prevedibile evoluzione della specie.

Crimes of the Future può apparire ripugnante nelle sue scene più crude, ma in maniera sottile e puntuale vanta anche momenti di pungente e raffinato umorismo. I fedelissimi del regista canadese resteranno sicuramente entusiasti del suo ritorno -dopo A History of Violence (2005) e La promessa dell’assassino (2007) in cui aveva affrontato in maniera stilisticamente nuova il tema della violenza- ad una poetica più simile a quella di Videodrome (1983) e eXistenZ (1999), dove tecnologia e corpo umano risultano oramai indissolubili destinando l’essere umano ad un futuro indecifrabile e distopico.
Voto: 3.5/5
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