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eXistenZ

1999, 97min.

di David Cronenberg

con Jennifer Jason Leigh, Jude Law, Ian Holm


Recensione di: Luca La Russa


Spoilerometro:



A differenza di Crash, adattamento del disturbante romanzo di J.G. Ballard, per questo lungometraggio fantascientifico realizzato al termine dello scorso secolo, David Cronenberg torna a occuparsi interamente di soggetto, sceneggiatura e regia, mostrando agli spettatori un futuro non proprio definito.

In questo universo la realtà virtuale e l’esperienza videoludica raggiungono livelli talmente avanzati da sconvolgere decisamente le vite dei fruitori: vediamo infatti, nella prima scena, alcuni di questi in adorazione di fronte alla celebre creatrice di videogames Allegra Geller (Jennifer Jason Leigh), presentata più come una sorta di sacerdotessa, in un luogo molto simile a una chiesa mentre mostra al pubblico di “fedeli” il nuovo gioco ExistenZ.

Quasi immediatamente irrompe un attentatore con un’arma misteriosa che ferisce Allegra, subito soccorsa da Pikul (Jude Law), incaricato di proteggerla. Questa scena funge da motore per lo svolgersi della vicenda in cui i due personaggi principali risultano impegnati ad affrontare dei misteriosi terroristi anti-realtà virtuale i cui piani appaiono comprensibili solo esplorando il mondo simulato di ExistenZ stesso.

Seguiremo quindi i nostri protagonisti in un'avventura dai tratti molto cupi (come la colonna sonora di Howard Shore, fido collaboratore del regista, non manca di sottolineare), disorientandoci , noi con loro, tra nuovi alias e molteplici piani di realtà, all’interno dei quali non mancheranno elementi ripugnanti (pistole con elementi organici, anfibi mutanti e dispositivi bio-tecnologici molto poco rassicuranti), sempre più difficili da classificare come appartenenti o meno alla simulazione.

Attraverso la presenza di simili elementi riconosceremo la tipica cifra stilistica del grande cineasta canadese, fedele alla sua propensione per l’esplorazione delle possibili declinazioni dell’apparente dualismo tra organico e artificiale, o, più precisamente, della loro sempre meno evitabile (spesso spaventosa) contaminazione, che in questo film avviene risuonando armonicamente tra realtà e simulazione.

Per questi motivi la pellicola dunque non può che affascinare gli ammiratori della poetica del regista, già sicuramente conquistati dalla sua produzione precedente, anche se in questo caso si dimostra molto poco interessato all’aspetto dell'entertainment, forse caro a fruitori di una certa fantascienza alla quale il film sembra comunque volere appartenere.

Non passano inosservati, infatti, gli ingredienti tipici del cosiddetto cyberpunk alla William Gibson, il cui romanzo Neuromante ha probabilmente ispirato in parte Cronenberg. Il regista, condividendo i toni oscuri e una certa disillusione con Gibson, ci offre, nella simulazione, una profetica distopia sulle esasperazioni dell’interconnessione tra gli individui, realizzandola in un’epoca in cui la definitiva simbiosi con i propri smartphone e tablet (iconico a tal proposito il “pod” organico che entra attraverso la “bioporta” sulla schiena per collegarsi a eXistenZ) e la drastica trasformazione di noi stessi in account o avatar da social network, risulta ancora lontana.

L’indubbia intelligenza del film e la bravura degli attori non bastano però a salvarlo dall’insuccesso commerciale, forse dovuto come detto prima dalla mancata appartenenza ad una fantascienza più fruibile o spettacolare e il caso della consacrazione di Matrix, nello stesso periodo, può esserne la prova.

Nonostante ciò una certa critica per fortuna non mancherà di notarne la forza e originalità.

 

Voto 3,5/5

 



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