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Dracula di Bram Stoker (Bram Stocker's Dracula)

1992, 128 min.

di Francis Ford Coppola

con Gary Oldman, Keanu Reeves, Winona Ryder, Anthony Hopkins


Recensione di Simone Giuffrida


Spoilerometro:



Dopo la deludente terza parte de Il Padrino, Coppola si sveglia e crea la sua versione di Dracula, il famigerato vampiro della Transilvania. Per assemblare il cast impiega del tempo: Keanu Reeves viene chiamato quasi subito per interpretare proprio il conte protagonista, parte poi (fortunatamente) affidata a Gary Oldman. A Reeves tocca interpretare il personaggio di Johnatan Harker, avvocato a cui è affidato il compito di concludere un affare proprio con Dracula che aveva acquistato dei beni immobili a Londra.


Mentre il libro, un romanzo in forma di diario, si apre con il certosino racconto in prima persona dell’avvocato Harker e del suo viaggio dall’Inghilterra verso la Romania, il film di Coppola esordisce quattrocentotrentacinque anni prima. Lo spietato conte Vlad III di Valacchia, del Sacro Ordine del Dragone, difende con successo la Chiesa dai turchi che, per vendetta, mandano una lettera a Elisabetta, moglie di Dracula, informandola del falso decesso del marito. Elisabetta si suicida gettandosi nel fiume e Dracula, completamente fuori di sé, rinnega la Chiesa e ogni divinità bevendo il sangue che esce da una croce solcata con la sua spada. In questa scena, mentre l’ottimo Oldman impersona Dracula, Ryder e Hopkins vestono i panni rispettivamente di Elisabetta e del sacerdote Cesare che cerca di riportare il Conte sulla retta via.



La decisione di Coppola di utilizzare gli stessi attori per personaggi diversi è ovviamente studiata: mentre la scelta di Wiona Ryder è ineluttabile per il prosieguo della trama, quella di Hopkins a primo sguardo meno. Ma non è anche una sorta di sacerdote del bene il dottor Van Helsing, chiamato a gran voce in quanto massima autorità, che in qualche modo vendica il sacerdote? La voce di Hopkins e, nella versione doppiata in italiano, di Cesare Barbetti è inoltre la stessa del narratore esterno; quasi a chiudere un cerchio iniziato da un Hopkins/sacerdote (che parla però in rumeno, durante l’eresia di Dracula) con il dottor Van Helsing che si lega visivamente al prete e acusticamente alla voce narrante che accompagna tutto il film.


Gary Oldman invece è sempre Dracula; o meglio quasi sempre. Nella scena in cui Harker arriva in Transilvania e viene recuperato dalla carrozza del Conte, con il cocchiere che sembra prolungarsi verso di lui e spingerlo nella carrozza, il cocchiere è interpretato da Oldman stesso; l'effetto è stato ottenuto facendo sedere l'attore sul braccio d'una macchina da presa mobile poi spinta verso Reeves e mossa contemporaneamente verso destra, dando l'impressione dell'allungamento. Questo passaggio probabilmente è stato ispirato a Coppola dal libro di Stoker dove proprio l’avvocato londinese, in preda alle attenzioni dei cittadini locali che cercano di metterlo in guardia dalle forze del male regalando gingilli, ipotizza che il cocchiere possa essere Dracula stesso, non avendolo ancora mai visto, stesso espediente usato nel film di Tod Browning dove cocchiere e protagonista erano entrambi interpretati da Bela Lugosi.

Le molteplici manifestazioni del Conte rendono l’interpretazione di Gary Oldman magistrale; solamente interpretando Churchill e Mankiewicz, quasi vent’anni dopo, riuscirà ad eguagliare la performance di Dracula.



La truccatrice irlandese Michèle Burke non poteva far altro che vincere l’Oscar per il miglior trucco; Oldman invece mette tutta la sua classe di caratterista nelle differenti versioni: dal vecchio e acciaccato Conte agli occhi di Reeves allo statuario ed affascinante principe Vlad che incontra Mina/Ryder, in una ripresa che ricorda la nascita del cinematografo, “per concludere con la forma animalesca sotto la quale si presenta all’infoiata Lucy Westenra, migliore amica di Mina e vittima sacrificale”.


Allo spettatore resta forse il dubbio sulla natura del personaggio; indubbiamente cattivo ma a cui non si può non essere legati seguendo l’intreccio. In un gioco di rincorse, tradimenti e reincarnazioni Coppola dà una lettura del libro di Stoker allo stesso tempo fedele ed innovativa, rigenerando il genere “vampiresco” senza scadere mai nel banale.



 

Voto: 4/5

 




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