1975, 101min.
di Luciano Salce
con Paolo Villaggio, Liù Bosisio, Gigi Reder
Recensione di: Simone Giuffrida
Spoilerometro:

Tra la fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ‘70 Paolo Villaggio irrompe con forza nel mondo televisivo. Crea tre personaggi: Fracchia, il professor Kranz e Fantozzi. Con i primi due fa il suo esordio a Quelli della domenica mentre Fantozzi era già noto al pubblico radiofonico della trasmissione Il sabato del Villaggio dove si narravano le vicende di un impiegato ligio e servile perseguitato dalla mala sorte. Nel 1971, la svolta. Villaggio raccoglie tutti i racconti pubblicati sul settimanale L’Europeo e scrive Fantozzi, un romanzo diviso in quattro parti. Con la casa editrice, Rizzoli, propone al regista Salvatore Samperi (Cuore di mamma, Malizia) di girare un film che si basi sullo scritto ma l'operazione fallisce; il progetto viene ripreso dopo che Vilaggio pubblica Il secondo tragico Fantozzi, nel 1974. Per la regia si sceglie Luciano Salce, bravo attore e talentuoso regista che riesce a cogliere ironia e devozione del protagonista rendendo palese al pubblico come ridere di quelle disgrazie significasse ridere di se stesso.

Nel film i racconti vengono talvolta lasciati intatti, talvolta modificati; Villaggio sdoppia i personaggi di Fantozzi e Fracchia, portando alla ribalta il ragionier Filini, perfetto vestito per Gigi Reder (quest’ultimo era presente nei racconti come uno dei tanti colleghi, mentre il fido compagno di Fantozzi era Fracchia, che nell’adattamento scompare) mentre per il ruolo di protagonista si facevano i nomi di Tognazzi e Pozzetto; Villaggio in seguito confermerà come si trattasse in realtà di una tattica per creare suspance durante la pre-produzione.
Ugo Fantozzi, ragioniere della Megaditta, è il tipico uomo italiano; vive infelicemente sposato con la povera Pina e con la figlia Mariangela interpretata dall’attore Plinio Fernando. Ma è l’ambiente di lavoro a catturare lo spettatore; impiegato molto modesto che alterna scene di un servilismo «agghiacciante» nei confronti del Mega Direttore Galattico a goliardie tra sottoposti dove è sempre lui a subire. Due i colleghi “cardine”; il già menzionato Filini e la signorina Silvani, una “non-brutta” collega di cui Fantozzi è innamorato. Filini è l’amico che lo coinvolge in improbabili gite o svilenti competizioni sportive all’interno dell’ambiente lavorativo. Ipovedente e veterano della Ditta che però, a differenza di Fantozzi, prende molto alla leggera l’imposizione del lavoro, vero tema della saga fantozziana. Si passa dallo stakanovismo del protagonista al lassismo del geometra Calboni, il promesso della signorina Silvani; dalle epiche partite di biliardo e di tennis, fino alla gita a Courmayer in cui Fantozzi si spaccia per «ex azzurro di sci» e dove capisce come l’amore per la Silvani non sia corrisposto. Innamorato deluso, Fantozzi passa nell’ufficio del compagno Folagra; con la personalità di chi subisce le influenze di chi ha accanto, qui comincia la ribellione contro i “piani alti”. L’amara conclusione del perdono, dopo una conversazione nello studio del suo superiore, è la consapevolezza del suo status e la rassegnazione del vivere nell’acquario dei dipendenti più devoti. Dentro casa Fantozzi diventa il maschio alfa, con la patetica autorità che lo contraddistingue. La pietà, l’ironia e la destrezza con cui Villaggio si sposta tra queste due anime, lo rendono uomo comune portando Fantozzi ad essere una vera e propria icona del suo tempo. Da cui cogliere l’ironia e in cui rispecchiarsi.

Piccola curiosità: in fase di montaggio venne tagliata una scena, riproposta nel 2004 e tolta poi nel 2015, che segue la partita di tennis con Filini, in cui Fantozzi si reca in una clinica dimagrante, più una sorta di prigione dove è vietato ingerire qualsiasi cosa. Una scena simile diventerà poi icona del film Fantozzi contro tutti.
Voto: 3/5
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