1977, 121 min.
di George Lucas
con Mark Hamill, Harrison Ford, Carrie Fisher, David Prowse doppiato da James Earl Jones, Alec Guinness
Recensione di Francesco Mosca
Spoilerometro:

“Tanto tempo fa in una galassia lontana, lontana…”. Questo l’incipit della saga cinematografica più importante di tutti i tempi, quella di Guerre stellari. Concepita dalla mente geniale di George Lucas, la saga è uno dei primi esempi di Space opera della storia del cinema. Con “Space Opera”, una fusione di generi creata da Lucas a partire dai fumetti letti da bambino (Flash Gordon su tutti), si fa riferimento a un genere che mescola elementi di fantascienza pura, fantasy, avventura ed elementi tipici del melodramma. Il risultato è una galassia immaginaria e senza nome abitata da un ordine mistico di cavalieri, i Jedi, che credono che la galassia sia governata da un’energia mistica - la Forza che unisce tutte le cose, animate e non - che brandiscono spade la cui lama è fatta di luce (in tal senso il termine inglese lightsaber è molto più evocativo e affascinante dell’italiano spada- laser).

Il film racconta di Luke Skywalker, un giovane di ceto umile che, scoperte le sue vere origini, viene guidato dal mentore Obi-Wan Kenobi e accompagnato dal contrabbandiere Han Solo e dalla principessa Leila Organa per entrare a far parte di una sparuta alleanza di ribelli in lotta contro il terribile impero galattico, guidato dall’iconico Darth Vader - il villain per eccellenza nonché il personaggio più famoso della storia del cinema. Metà uomo e metà macchina, il respiro meccanico, l’abito completamente nero sono alcune delle caratteristiche che, unite alla figura imponente di Prowse e alla voce profonda e cavernosa di James Earl Jones hanno dato vita a un personaggio leggendario, capace tanto di affascinare quanto di incutere timore, al punto da diventare vero e proprio cardine intorno a cui ruota l’intera saga di Guerre stellari.

In un’epoca in cui il digitale e gli schermi verdi non erano ancora stati concepiti, Lucas realizza una fantascienza artigianale e ingegneristica, fatta di droidi, veicoli, navi spaziali pilotate da uomini e in cui i computer non sono altro che meri calcolatori: l’uomo, quindi, rimane al centro, e la tecnologia è al suo servizio. Gli straordinari effetti speciali realizzati utilizzando soprattutto costumi e modelli in scala sono valsi al film un Oscar al pari degli effetti sonori, che costituirono una vera e propria rivoluzione per l’epoca e valsero una statuetta speciale a Ben Burrt, il loro ideatore. La pellicola si aggiudicò però altri cinque Oscar: montaggio, costumi, sonoro, scenografia e colonna sonora, premio, quest’ultimo, conferito al maestro John Williams che con le sue composizioni musicali contribuì in modo essenziale al successo straordinario tanto del film quanto dell’intera saga.

Guerre stellari, ad ogni modo, resta comunque una delle opere più divisive della storia del cinema, di quelle che si odiano o si amano: eppure, se ne consideriamo gli aspetti tecnici, è innegabile che si tratti di uno dei film più rivoluzionari della storia del cinema al pari di pellicole come 2001- Odissea nello spazio, Terminator 2, il primo Matrix, la trilogia de Il Signore degli Anelli e Avatar. Da non trascurare è l’ulteriore grande merito di Lucas di aver creato un universo intero di pianeti, popoli alieni, usi e costumi: un immaginario che ha preso letteralmente vita al di là di ogni più rosea aspettativa del suo creatore, che, dando vita a una delle opere più citate e di maggior successo degli ultimi quarantacinque anni, ha finito col generare una schiera innumerevole di fan di ogni età e in ogni parte del mondo.
Voto: 5/5
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