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Il seme del fico sacro (The Seed of the Sacred Fig)

  • traumfabrikblog
  • 11 apr
  • Tempo di lettura: 3 min

2024; 168min.

di Mohammad Rasoulof

con Misagh Zare, Soheila Golestani, Mahsa Rostami, Setareh Maleki


Di Valentina Corona


Spoilerometro:




Iman, padre di due figlie e compagno di Najmeh, moglie devota, è appena stato promosso giudice istruttore presso il Tribunale rivoluzionario di Teheran. Immediatamente, alla presa di servizio, si ritrova ad affrontare un dilemma morale: il regime gli chiede di emettere una condanna a morte in breve tempo, senza che egli abbia effettivamente modo di studiare il fascicolo processuale e di giudicare la faccenda secondo coscienza. 

Mentre riflette sul da farsi, guidato dai consigli della moglie, sullo sfondo dell’ambiente domestico si staglia l’Iran di “Donna, Vita, Libertà”, con la sua ondata di proteste popolari animate da migliaia di giovani decisi a reclamare il diritto a uno stato democratico all’infuori della Repubblica Islamica. Giovanissime sono anche le figlie di Iman e Najmeh, Rezvan e Sana, che alla rivoluzione guardano con curiosità e speranza dai propri cellulari, impossibilitate a prendervi parte per via del clima connivente e reazionario a cui sono costrette all’interno delle mura di casa, dove la mater familias Najmeh appare decisa a preservare a tutti i costi la serenità necessaria al lavoro del marito e del regime.



Le remore di Iman fanno a presto a dissolversi, man mano che l’uomo prende dimestichezza col nuovo ambiente di lavoro e con le storture che ne regolano il funzionamento. Ma a segnare l’inizio di una vera e propria discesa agli inferi è l’ingresso in scena di una pistola – o, per meglio dire, la sua scomparsa: non appena smarrisce l’arma di servizio, ossessionato dalla paura di perdere con quella pure l’onore e il riconoscimento sociale faticosamente acquisito, Iman intraprende infatti una vera e propria caccia alle streghe nel tentativo di trovare il colpevole del furto, a fare le spese della quale saranno proprio le donne della sua famiglia. 




Lungometraggio terribile e coraggioso, Il seme del fico sacro è stato per ovvi motivi prodotto senza il consenso del governo iraniano, che ne ha anzi ostacolato esplicitamente la realizzazione, condannando Rasoulouf a otto anni di prigione per collusione contro la sicurezza nazionale appena pochi giorni prima della sua presentazione al 77° Festival di Cannes. E così il regista ha raggiunto in fuga la meta francese in cui gli è stato conferito il Premio speciale della Giuria, attraversando a piedi e senza documenti il confine iraniano, ma non è stato certo l’unica vittima delle ritorsioni toccate a un film che è tutto politico: Soheila Golestani, interprete di Najmeh, è stata arrestata, mentre le giovani interpreti Mahsa Rostami, Setareh Maleki e Niusha Akhshi, nei panni, rispettivamente, di Rezvan, Sana e Sadaf, hanno lasciato l’Iran dopo avere recitato a capo scoperto. 

Il seme del fico sacro, per esplicita ammissione di Rasoulouf, si interroga sulla partecipazione umana al regime, indagando sulle leve emotive che consentono alle dittature di mettere radici nell’animo delle persone. E infatti, se nella prima metà del film la macchina da presa osserva il sistema repressivo mentre schiaccia i dissidenti, grazie soprattutto al ricorso massiccio a materiale audiovisivo realmente girato nel corso delle proteste, nella seconda metà a impersonare le dissidenti sono proprio Rezvan, Sana e Najmeh, in una sorta di gioco di ruolo dell’orrore in cui la parte del dittatore viene a essere interpretata dallo stesso Iman. 



Ma la vera protagonista del film rimane indubbiamente Najmeh, madre amorevole e moglie fedele, impegnata da sempre nel tentativo di contenere la reale natura del marito e di sottrarla alla vista delle figlie. I segnali di una ribellione personale emergono già nella scena indimenticabile e straziante in cui la donna si prende cura dell’amica di Rezvan e Sana impallinata a sangue nel corso di una manifestazione. Mentre Iman imbocca la via della disumanizzazione, Najmeh è ritratta nel tentativo di affermare l’umanità che la caratterizza, in una lotta che, seppure intima, è la stessa delle manifestanti di Teheran: per la vita, per la libertà.


Voto: 4/5


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