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Indiana Jones e l’ultima crociata (Indiana Jones and the Last Crusade)

  • traumfabrikblog
  • 30 giu 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

1989, 128min.

di Steven Spielberg

con Harrison Ford, Sean Connery, Alison Doody, Denholm Elliott


Recensione di Giovanni Comazzetto


Spoilerometro:



Il terzo episodio della saga dedicata all’archeologo più famoso della storia del cinema riprende, con alcune aggiunte e innovazioni, gli elementi che avevano determinato il successo del primo film. Riecco, allora, il riuscito connubio tra spirito d’avventura e misteri dell’archeologia, nonché la lotta contro il Male assoluto dell’immaginario spielberghiano (i nazisti) e l’immancabile dose di humour. Tornano, ancora, il goffo direttore di museo Marcus Brody (Denholm Elliott) e il fidato amico Sallah (John Rhys-Davies); tra i nuovi personaggi, invece, troviamo l’infido collezionista Walter Donovan (Julian Glover) e l’affascinante Elsa Schneider (Alison Doody), archeologa che collabora coi nazisti, insieme al padre di Indiana Jones, un burbero professore interpretato dal grande Sean Connery.



A differenza che nel celebre prologo in medias res de I predatori dell’arca perduta, qui vediamo un giovane Indiana Jones (River Phoenix) che tenta invano di recuperare da un gruppo di mercenari un reperto dei tempi di Cortés. L’incipit consente di esplorare le origini del personaggio: trovano spiegazione alcuni dei suoi tratti più caratterizzanti, dal cappello “fedora” alla familiarità con la frusta, dall’ofidiofobia alla cicatrice sul mento. Ad un tratto il volto deluso del giovane Indiana si tramuta nel sorriso sardonico di Harrison Ford: siamo nel 1938, e dopo una lunga ricerca l’archeologo è finalmente riuscito a consegnare la “Croce di Coronado” al museo dell’amico Brody. Ma nel prosieguo del film scopriremo con lui che il senso dell’archeologia non si risolve nella ricerca di reperti.



Particolarmente riuscita è la scelta di Sean Connery per la parte del padre di Indiana: l’attore scozzese ironizza sul suo ruolo più iconico, interpretando un austero medievalista la cui penna «ferisce più della spada». I debiti di Spielberg e Lucas verso la saga di James Bond sono infatti innumerevoli, ma sono stati da loro ampiamente ripagati creando un nuovo paradigma per i film di avventura.



Un eroe fallibile e ostinato, scettico ma conscio dei limiti della scienza: questo e molto altro è Indiana Jones, l’atipico professore di archeologia disegnato da Spielberg e Lucas, il cui sincretismo stilistico raggiunge – quantomeno nei primi tre film della saga – una sintesi mirabile. Dopo un quarto episodio tutt’altro che convincente (Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo), c’è da sperare che il quinto film (diretto da James Mangold) possa concludere degnamente un pezzo importante della storia del cinema.


Voto: 4.5/5

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