La doppia vita di Veronica (La Double Vie de Véronique)
- traumfabrikblog
- 22 apr 2022
- Tempo di lettura: 3 min
1991, 98 min.
di Krzysztof Kieślowski
con Irène Jacob, Jerzy Gudejko, Philippe Volter
Recensione di Olga Milazzo
Spoilerometro:

Una città capovolta, una bambina capovolta, una nebbia che nebbia non è: sono milioni di piccole stelle. Ogni cosa può mostrare più di quanto non lasci vedere.
Una volta ordita questa premessa di fatuità, ha inizio il quinto lungometraggio di Kieślowski. Weronika (I. Jacob) è una ragazza polacca, alimenta la propria passione per il canto nonostante la scoperta di problemi al cuore; Weronika nasce alle tre del mattino, a due anni cammina già; Weronika non ha ritirato per tempo il dito dal forno e adesso porta la cicatrice di quella scottatura. Al di sopra di ogni cosa: Weronika sa di non essere sola.
Veronique è una ragazza francese, abbandona il canto al sorgere di alcuni problemi al cuore e si dedica all’insegnamento; Veronique nasce alle tre del mattino, a due anni cammina già; Veronique ha ritirato per tempo il dito dal forno.
Veronique ha sempre avuto la sensazione di essere anche altrove, ora però sente che qualcosa si è sgranato per sempre: di colpo è sola.

Un giorno le due ragazze si trovano contemporaneamente in una piazza di Cracovia, soltanto Weronika si accorge - quasi sacrilegamente - di essere in presenza del proprio doppio: questo scontrarsi di esistenze rompe l’incantesimo, ora accentua una frattura tra le due, ora cerca di stabilire un legame. Da questo avvenimento, Veronique inizia a sentirsi scollata dalle proprie azioni come se da un lato del corpo iniziasse a sentir freddo, inizia a percepirsi al passato pur mantenendo la consistenza della propria vita. In questo perdersi e ritrovarsi, la ragazza francese assiste ad uno spettacolo di burattini nella cui storia trova il riflesso di sé, una sensazione che non comprende ma che decide di non rifuggire.
Veronique si innamora perdutamente del giovane burattinaio, Alexander Fabbri (P. Volter), meravigliata davanti al suo lavoro non trova risposte sulla propria condizione, trova piuttosto domande formulate meglio e una versione burattina di se stessa, anzi ne trova due. Quando la ragazza chiede ad Alexander perché nel raccontare di lei abbia costruito due bambole, lui risponde che è necessario perché durante lo spettacolo si sciupano. La sensazione di perdita che Veronique vive culmina nella visione di una foto che aveva scattato in un viaggio a Cracovia, scopre così che l’oggetto della sua nostalgia ha un volto: il proprio.

In questo film il regista polacco delinea una leggiadra sovrapposizione tra le due protagoniste, pur riuscendo a tracciare dei tratti distintivi per ognuna di esse. Rende il loro legame indissolubile attraverso alcune azioni che le due compiono quasi senza dar loro peso: entrambe giocano con lo stesso cordino della carpetta in momenti di tensione, entrambe strofinano una fede d’oro sul fastidioso orzaiolo che le tormenta e - elemento caro nei film di Kieślowski, tanto che lo riproporrà nella trilogia dei colori - si offrono di aiutare un’anziana in difficoltà con dei sacchetti pesanti. Ambedue le sequenze sono dipinte con la stessa palette cromatica, un tenue gioco tra rosso, giallo e verde, e accompagnate dalla messa in musica da parte dell’orchestra in cui canta la ragazza polacca dell'incipit del Secondo Canto del Paradiso ; questo dettaglio dipinge un’atmosfera lugubre in Polonia e malinconica in Francia. Ciononostante riesce a demarcare nettamente i confini tra le due passando dal polacco per Weronika, in cui Irene Jacob viene doppiata da Anna Gornostaj, al francese per Veronique.
Quest’opera è stata una pietra miliare per molte delle persone coinvolte, è valsa a Irene Jacob il premio come miglior interpretazione femminile al Festival di Cannes del 1991 e l’ha indiscutibilmente fusa nell’immaginario collettivo nel personaggio di Veronique; ha inoltre reso indissolubile il sodalizio tra Kieślowski e lo sceneggiatore Krzysztof Piesiewicz che, già reduci dal successo dei mediometraggi ispirati ai dieci comandamenti, nei tre anni successivi lavoreranno alla trilogia dei colori: Tre colori: film blu, Tre colori: film bianco, Tre colori: film rosso.
Voto: 4.5 / 5







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