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Non è mai troppo tardi (The Bucket List)

2007, 97 min.

di Rob Reiner

con Morgan Freeman, Jack Nicholson, Sean Hayes


Di Francesco Mosca


Spoilerometro:



Con il termine buddy movie, viene solitamente indicato un genere cinematografico minore per lo più caratterizzato dalla presenza di due personaggi protagonisti dello stesso sesso e dalle personalità sostanzialmente opposte che si trovano ad interagire e ad instaurare un rapporto di amicizia sincera e profonda che viene spesso e volentieri messa a dura prova. Si tratta di un sotto-genere caratterizzato da elementi identificativi che ne favoriscono la mescolanza con altri generi quali: la commedia, il road movie e l’azione.



Tra i buddy movie rientra anche Non è mai troppo tardi, film del 2007 diretto da Rob Reiner, già noto al grande pubblico per lavori del calibro di: Stand by me-Ricordo di un’estate, La storia fantastica, Harry ti presento Sally e Misery non deve morire.

In Non è mai troppo tardi Reiner, abilissimo a spaziare tra i generi, esplora il rapporto di amicizia e unione che si crea tra due personaggi apparentemente molto diversi tra loro: il ricco proprietario di strutture ospedaliere Edward Barryman Cole (Nicholson) e il meccanico nonché padre di famiglia della middle class Carter Chambers (Freeman). I due, trovatisi compagni di stanza in una delle strutture di Cole ed entrambi malati terminali, stringono presto un rapporto di amicizia molto stretto e decidono di compilare una lista di cose da fare prima di morire, da cui iniziano a spuntare le voci una volta usciti dall’ospedale.



Rob Reiner mischia abilmente il dramma della malattia terminale e del senso dell’incompiuto, alla commedia e al road movie per evidenziare le incongruenze personali, le differenze e i tratti in comune dei protagonisti, ben coadiuvato nell’impresa dalla sceneggiatura di Justin Zacham. Cole e Chambers, a causa delle evidenti distanze causate dall’estrazione sociale e dallo stile di vita (Cole è l’archetipo del ricco scapolo d’oro, freddo, cinico e casanova, in netta contrapposizione a Chambers, modello del padre di famiglia della classe media, che fa ogni genere di sacrificio in nome dei propri cari) sono l’uno l’opposto dell’altro. Ciononostante con l’avanzare della pellicola, diventa sempre più evidente come l’uno sia anche l’altro, mescolandosi a lui come Yin e Yang e influenzandolo in modo decisivo nel percorso verso la propria catarsi personale. Il finale, sebbene preannunciato dalle condizioni di salute dei due, non è comunque amaro: al contrario vi regna una dose di malinconica dolcezza e senso di pace che viene raggiunta dai due personaggi dopo il processo di redenzione spirituale affrontato insieme.



Non è mai troppo tardi non è un film innovativo e sicuramente non è tra i migliori del cineasta statunitense; Reiner tuttavia, mette tutta la sua esperienza alla regia e riesce ad esaltare nel miglior modo possibile una sceneggiatura che rasenta la mediocrità nonostante il tema della malattia terminale e del fine vita sia trattato in modo leggero, divertente e quasi mai stucchevole. Per riuscirci il regista si affida completamente alle capacità attoriali dei due protagonisti sulle quali poggia praticamente tutto il film, anche grazie al fatto che i rispettivi personaggi sembrano scritti su misura per entrambi. Al netto di tutto la visione del film è leggera e piacevole, complice la durata contenuta e, pur non trattandosi di una pietra miliare o di un’opera innovativa, regala allo spettatore 90 minuti di intrattenimento lasciandogli anche qualche spunto di riflessione.


Voto: 3/5

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