top of page

Oscar 2022: Miglior colonna sonora

  • traumfabrikblog
  • 25 mar 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

di Laura Caviglia


L’Oscar per la miglior colonna sonora venne istituito nel lontano 1935. Ad oggi la composizione per musica da film può essere considerata un’arte a sé stante, capace di rendere celebri nel mondo compositori contemporanei che sarebbero probabilmente sfuggiti alla notorietà. Anche quest’anno gli Academy Awards conferiranno l’Oscar alla migliore tra cinque soundtrack nominate:


1

Dune

di Denis Villeneuve

Colonna sonora di Hans Zimmer

La raison d’être delle composizioni di Hans Zimmer è di estremizzare l’emotività della narrazione attraverso escamotage musicalmente didascalici che permettono di fare colpo su chiunque e, dunque, anche sul grande pubblico.

Il sapiente utilizzo delle diverse sezioni dell’orchestra, dei cori, la tendenza a sfruttare le frequenze dalle più basse alle più alte in una composizione che punta alla stratificazione del suono, l’utilizzo di bordoni o note cantanti ripetute sono tecniche che permettono di caricare di pathos anche il tema più semplice. L’eccellenza di Zimmer risiede nel fatto che, oltrepassata la sovrastruttura , l’osso della colonna sonora è rappresentato da melodie di facile comprensione (pensate al tema principale di Pirati dei Caraibi o di Interstellar).

In Dune il noto compositore fonde ritmi tribali e sonorità esotiche, musica elettronica, rumoristica, orchestra ma, a differenza di opere precedenti, qui il tema principale è più difficilmente orecchiabile, perché ispirato alla musica araba che sfrutta i quarti di tono. Restano tutte le dinamiche della spettacolarizzazione del suono: questa colonna sonora è adrenalina pura.


Voto: 4.5/5




2

Il potere del cane

di Jane Campion

Colonna sonora di Johnny Greenwood

Le sedici tracce composte dal chitarrista dei Radiohead, Johnny Greenwood, sono ognuna un breve scorcio di qualche minuto sull’intricato universo psicologico restituitoci dal western. In Detuned Mechanical Piano e Paper Flower colpisce il timbro di un pianoforte scordato e suonato nevroticamente. Se il primo brano dà forma ad un tripudio di arpeggi e scale che potrebbero essere stati eseguiti da un’intelligenza artificiale impazzita, il secondo ricorda un fraseggio ragtime decisamente difettoso.

Entrambi sono un’ottima rappresentazione della condizione psicologica di Rose che, per sfuggire a paura e frustrazione, si rifugia nell’alcolismo. Inoltre, questi due brani sembrano porsi in contrapposizione ontologica con West Alone, un breve notturno contemporaneo per il quale Greenwood ha scelto un suono di pianoforte caldo e molto chiuso.

In 25 Years un ridondante arpeggio di nona in sol minore, inizialmente quasi strozzato, è reso dinamico dal camminare della linea di basso e dall’ingresso degli archi che crescono in dissonanza per poi scendere verso paesaggi sonori più morbidi. Forse non è la migliore colonna sonora di Greenwood (provate ad ascoltare quella di Spencer) ma indubbiamente ha alte probabilità di vincere l’Oscar.


Voto: 4/5




3

Don’t Look Up

di Adam McKay

Colonna sonora di Nicholas Britell

Nicholas Britell ha già lavorato con Adam McKay ne La grande scommessa e ha già ricevuto due nomine agli Oscar per Moonlight e Se la strada potesse parlare. Della colonna sonora di Don’t Look Up sicuramente degno di nota è Just look up, brano sarcastico, scimmiottamento delle hit pop di inizio XXI secolo più banali e strazianti, che di fatto recita: Guarda semplicemente su, spegni quel notiziario di merda, perché stiamo per morire tutti presto (…), sono così contenta di essere qui con te per sempre, tra le tue braccia.

Il tema principale viene eseguito a più riprese in diversi brani con sfumature differenti: a tratti sostenuto dal ritmo incalzante del walking bass in un veloce swing ed acide trombe, in alcuni brani sembra invece ispirarsi alla spy music. Un bel lavoro aderente allo spirito del film, ma che dovrà confrontarsi con rivali non esattamente sprovveduti.


Voto: 3/5




4

Madres paralelas

di Pedro Almodovar

Colonna sonora di Alberto Iglesias

Più volte compositore per Almodovar, il basco Alberto Iglesias ha già in passato ricevuto tre nomination per miglior colonna sonora, tra le quali quella del film Il cacciatore di aquiloni. Con Madres paralelas Iglesias compie un lavoro che si potrebbe definire “scolastico”: un linguaggio classico contemporaneo, di cui sono protagonisti esclusivi un set d’archi e un pianoforte, crea sonorità che sono esattamente quello che ci si aspetterebbe per un film introspettivo e psicologico. Una composizione colta e perfetta nella forma, ma che di sicuro non spicca per originalità.


Voto: 3/5




5
Encanto

di Byron Howard e Jared Bush

Colonna sonora di Germanie Franco e Lin-Manuel Miranda

È certo che chiunque si imbarchi nell’impresa di scrivere musiche per la Disney debba fare i conti con l’iceberg sommerso dei capolavori che hanno scandito l’infanzia di moltissimi. Per la soundtrack sono stati scelti cantanti di origine colombiana, ritmiche samba e strumenti come fisarmonica e congas. Dos Oruguitas, cantata da Sebastian Yatra sembra il brano più genuino, una ballad pop che ricorda le atmosfere malinconiche della bossa-nova.

Ma è We don’t talk about Bruno che ha scalato le classifiche, risultando al quarto posto della Billboard Top 100, superando Let It Go di Frozen e conquistando il pareggio con Can You Feel the Love Tonight de Il Re Leone. Se questo successo sia giustificato provate a giudicare da soli, rimanendo obiettivi e senza lasciare che il fantasma de La spada nella roccia et similia venga a bussare alla porta della vostra coscienza.


Voto: 2/5





Comentarios


bottom of page