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Oscar 2022: Miglior film straniero

di Francesco Mosca


Il premio Oscar al miglior film internazionale è il premio assegnato dalla Academy al miglior film in lingua diversa dall’inglese, conosciuto fino al 2019 come premio Oscar al miglior film in lingua straniera. Il premio assegnato sin dal 1948 come premio speciale o onorario è divenuto categoria ufficiale solo otto anni dopo, nel 1957. Questa prestigiosa statuetta è stata assegnata a veri e propri mostri sacri del cinema come De Sica, Fellini, Kurosawa, Bergman, Truffaut.



5

Lunana – Il villaggio alla fine del mondo

di Pawo Choyning Dorji

Con Lunana – Il villaggio alla fine del mondo, il Bhutan trova per la prima volta nella sua storia uno spazio all’interno della competizione statunitense. E al luogo di produzione, in effetti, il lungometraggio è fortemente legato: Lunana è la storia di Ugyen, giovane insegnante pentito che sogna di fare il cantante in Australia e che, nel suo ultimo anno di formazione obbligatoria, viene catapultato nel villaggio montano di Lunana. Privato delle comodità e degli agi del mondo urbanizzato, Ugyen affronterà una vera e propria prova di vita che lo metterà in contatto coi suoi desideri profondi e lo porterà a riflettere sul valore dell’insegnamento. Lunana, a Yak in the Classroom è un prodotto sicuramente interessante perché punta i riflettori su una fetta di mondo pressoché sconosciuta allo spettatore occidentale, ritratta con accuratezza nelle abitudini e nei paesaggi, ma pecca innegabilmente di una certa ingenuità dal punto di vista narrativo.


Voto: 3/5




4

Flee

di Jonas Poher Rasmusson

Prima pellicola della storia ad essere candidata contemporaneamente come miglior film di animazione, miglior film straniero e miglior documentario, Flee, in effetti è un piccolo capolavoro. Il cuore del film è la confessione fiume di Amin Nawabi, un ex rifugiato afghano che racconta, per la prima volta, la vera storia del suo arrivo da bambino in Danimarca. Per ottenere e mantenere lo status di rifugiato Amin è costretto a mentire per anni sulla sua famiglia, non solo ai servizi sociali danesi ma anche alle persone che fanno parte della sua vita. L’uomo inoltre ha nascosto a lungo la propria omosessualità sia a se stesso, in quanto incapace di comprenderla, che ai suoi familiari.

Flee è soprattutto un film sull’identità sessuale e individuale, raccontato mediante animazioni (semplici ma affascinanti e che ricordano le vecchie avventure grafiche indipendenti di fine anni ’90) alternate ad immagini di repertorio che colpiscono lo spettatore come un pugno nello stomaco.


Voto: 4/5





3

È stata la mano di Dio

di Paolo Sorrentino

Dopo il successo e la vittoria ottenuta nel 2014 con La grande Bellezza, Paolo Sorrentino viene candidato, ancora una volta, con È stata la mano di Dio, agli Academy Awards. Il regista campano mette in scena alcuni episodi chiave della sua giovinezza, tra cui la scomparsa prematura dei genitori e il suo innamoramento per il cinema. Il ritratto della famiglia del regista, il rapporto con il fratello maggiore, la necessità del protagonista Fabietto (alter ego del regista) di “diventare grande” troppo in fretta e le prime amicizie, rimandano ad un vero e proprio romanzo di formazione in cui la crescita è innescata proprio dalla tragedia. La morte dei genitori è, infatti, l’accadimento che darà avvio alla maturazione di Fabietto e il suo confrontarsi con le prime esperienze e i sogni da adulto.


Voto: 3.5/5





2

La persona peggiore del mondo

di Joachim Trier

Con questo film il cineasta danese chiude la sua “Trilogia di Oslo” iniziata con Reprise del 2006 e con Oslo, 31. august del 2011. Julie è una ragazza norvegese sulla trentina, bella e brillante ma, come tanti giovani della sua generazione, fa fatica a trovare un suo percorso. I continui cambi di studi (e di amanti), il passaggio alla fotografia e il successivo abbandono, e infine un lavoretto in libreria, sono solo alcuni dei momenti di crisi attraversati dalla giovane durante lo sviluppo del film. La persona peggiore del mondo, affronti temi importanti mettendoli sotto una nuova luce ma nonostante questo, il film sembra mancare di un po’ di senso del dramma facendo sembrare la leggerezza di Julie a tratti quasi forzata.


Voto: 3.5/5




1

Drive my car

di Ryusuke Hamaguchi

Il film, tratto dal racconto omonimo di Haruki Murakami, è stato considerato da molti critici come il miglior film dell’anno. Il protagonista della storia è Yusuke Kafuku, un attore e regista teatrale che ha ideato una sua personale versione di Zio Vanjia di Anton Chekhov in cui gli attori, provenienti da diversi paesi, recitano ognuno nella propria lingua. La scoperta del tradimento della moglie e la sua morte improvvisa gettano Yusuke in una profonda crisi in apparenza priva di risoluzione. L’incontro con la giovane autista Misaki Watari però cambierà radicalmente le prospettive di entrambi. Tra i due nascerà una profonda amicizia che li condurrà sulla via della riconciliazione personale e dell’autoassoluzione dai propri errori.


Voto: 4/5


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