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Quel che resta del giorno (The Remains of the Day)

1993, 134min.

di James Ivory

con Anthony Hopkins, Emma Thompson, Christopher Reeve

Recensione di Giovanni Comazzetto


Spoilerometro:



«Quel che resta del giorno» è la sera, il momento migliore della giornata per l’impeccabile Mr. Stevens (Anthony Hopkins), maggiordomo che ha consacrato la propria vita al lavoro e a un’idea di dignità apparentemente inscalfibile. È il momento nel quale egli può sedersi al calore del fuoco domestico ed essere soddisfatto dei «giochi di destrezza» attraverso cui riesce a fare in modo che, a Darlington Hall, tutto accada nel momento e nel posto giusto. Ma il titolo (del film, e del romanzo di Ishiguro di cui il primo è trasposizione piuttosto fedele, e certamente riuscita) allude anche al crepuscolo di un’esistenza, quella di Mr. Stevens ovviamente, cosciente dell’approssimarsi della fine, roso dal dubbio di aver sprecato la propria vita al servizio di un aristocratico inglese complice dei nazisti.



Un senso di inarrestabile decomposizione percorre il film di James Ivory: il declino di Darlington Hall, maestosa tenuta nella quale Lord Darlington pretende di incidere sul corso della Storia, corrisponde alla crisi del Regno Unito, messo in ombra dall’ascesa degli Stati Uniti, definitivamente sancita al termine della Seconda guerra mondiale. Non a caso, dopo la morte di Lord Darlington, già caduto in disgrazia presso l’opinione pubblica in quanto collaborazionista, a salvare la tenuta è Mr. Lewis (Christopher Reeve), un ex politico americano dalle idee progressiste. Il nuovo proprietario della magione spinge quindi Mr. Stevens ad intraprendere un breve viaggio, il cui scopo apparente è quello di richiamare in servizio l’ex governante della casa, Miss Kenton (una straordinaria Emma Thompson). Il viaggio si tramuta presto, per Mr. Stevens, in un’esplorazione di sé, in un’occasione per guardarsi indietro e riflettere su ciò che sarebbe potuta essere la sua vita.



La contrapposizione tra l’eleganza della messinscena e le inquietudini sottese ai fatti raccontati, che connota la poetica di Ivory, si adatta mirabilmente ai temi e alle vicende narrate nel romanzo di Ishiguro. Perfino la discussione sull’errata collocazione di un vaso cela tensioni, nei rapporti tra i personaggi, che quasi mai trovano piena espressione nei dialoghi, percorrendo invece in modo sotterraneo il flusso dei ricordi del maggiordomo. Ma se in altri capolavori del regista (Camera con vista, Maurice) la lotta del protagonista per rompere barriere e convenzioni sociali si risolve a suo favore, nel caso di Quel che resta del giorno l’incapacità di agire di Mr. Stevens ne ostacola ogni possibilità di redenzione. La sua irrevocabile dedizione al lavoro non è compromessa dai dubbi emersi nel corso del viaggio, né l’incontro con Miss Kenton, a distanza di molti anni, risolve una tensione amorosa che rappresenta per entrambi, inesorabilmente, il simbolo di un’esistenza mancata.


Voto: 4.5/5

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