1986, 109min.
di Edward Yang
con Cora Miao, Li-Chun Lee, Shih-Chien King
Recensione di Arianna Alessia Armao
Spoilerometro:

Quale che sia il linguaggio della narrazione, che l’eleganza formale accompagni la sobrietà degli intrecci non sempre è detto. Una giovane coppia sonnolenta, l’alba tra i palazzi, un cadavere per strada, il risveglio di due sposi: con la guida di un omicidio che non serve risolvere, le fallimentari promesse della Taiwan anni Ottanta ci vengono restituite da Edward Yang in una fotografia misurata, fatta di luci morbide, allineamenti impeccabili, ritratti composti. Tasselli di un racconto sul rapido sgonfiarsi delle aspettative di crescita, rinascita o successo di ciascuno dei personaggi inquadrati.

La tensione del noir si risolve in un dramma simbolico, intrecciando con delicatezza – e compiutezza – le storie di un giovane fotografo, di una ragazza in fuga, di una scrittrice e di suo marito, persone accomunate, come anche i loro affetti, da un delitto iniziale che creerà tra loro una sottile linea di congiunzione. Cosa lega il fotografo al morto, la ragazza alla scrittrice? E, al culmine dei fatti, come distinguere il reale dal sogno? Chi guarda rimane in attesa, chiedendosi se si trovi di fronte un vano esercizio estetico, per poi assistere al rivelarsi dell’intreccio, riconoscendo, nelle storie di ogni persona ritratta da Yang, un generale disincanto.

Macchinoso, forse, nel suo lento sbrogliarsi, ma nel complesso in perfetto equilibrio, il lavoro di Yang conferma la delicata sapienza del ‘nuovo cinema taiwanese’, che sul finire del millennio ha illuminato la scena indipendente dell’isola portandola sino ai giorni nostri, nonostante il mancato appoggio istituzionale e del pubblico. Centonove minuti di sospensione e di godimento estetico, arricchito dal sapore agrodolce di una riflessione politica che non scade mai nel didascalico. Siamo alla vigilia delle crisi finanziare d’Asia Orientale, nel pieno baluginio delle promesse di crescita dei giganteschi vicini (all’ombra della guida statunitense): da buon osservatore, Yang porta sullo schermo l’indolenza della gioventù del suo tempo.

Voto: 5/5
Comments