Elio
- traumfabrikblog
- 10 lug
- Tempo di lettura: 3 min
2025, 99 min.
di Adrian Molina, Domee Shi, Madeline Sharafian
con le voci di Yonas Kribeab, Zoe Saldana, Jameela Jamil
Recensione di Francesco Mosca
Spoilerometro:

Elio, il nuovo lungometraggio originale targato Disney·Pixar, è approdato nelle sale italiane il 18 giugno 2025, per la regia di Madeline Sharafian, Domee Shi e Adrian Molina. La voce del protagonista, invece, appartiene al giovane Yonas Kibreab. Il film racconta la storia di Elio Solis, undicenne orfano che abita con la severa zia Olga e vive in preda all’ossessione di comunicare con forme di vita extraterrestri. Un giorno, un’improvvisa interferenza lo catapulta nel “Comuniverso”, un’assemblea pacifica, intergalattica che lo scambia per l’ambasciatore ufficiale della Terra: da quel momento Elio affronterà prove dure, stringerà legami con creature aliene e riscoprirà il valore delle relazioni umane.
Esteticamente il film si caratterizza per un uso dei colori che distingue nettamente le ambientazioni principali della vicenda: alla Terra, rappresentata realisticamente e con i toni peculiari che distinguono il nostro pianeta, si contrappone il Comuniverso colorato in rosa, viola e bianco, le cui scenografie richiamano barriere coralline variopinte e forme di vita ispirate al mondo marino. Questa netta contrapposizione visiva non è solo effetto spettacolare, ma sottolinea uno dei temi portanti del film: liberarsi dagli stereotipi e abbracciare l’inaspettato.
La colonna sonora di Rob Simonsen accompagna il viaggio di Elio con un mix di melodie intime e spaziali: il tema principale, basato su semplici arpeggi di piano, riflette il cuore puro del protagonista, mentre i cori leggeri, “incompleti”, per il Comuniverso suggeriscono un linguaggio alieno appena comprensibile. Spazio anche alla “space disco” durante la sequenza di divertimento intergalattico, come omaggio nostalgico agli anni Ottanta.

Sotto la superficie “fantascientifica” si nascondono temi profondi quali la solitudine, la ricerca di appartenenza e il potere dell’amicizia. In una delle scene più toccanti la radio vintage utilizzata da Elio per inviare segnali nello spazio si fa metafora del dialogo tra le persone, un ponte che connette mondi diversi e ricorda come ogni voce, per quanto piccola, possa arrivare lontano.
Rispetto ai capolavori Pixar precedenti, Elio riprende e rielabora elementi cari tanto ai fan della casa di produzione quanto al pubblico generalista: come in Toy Story è centrale il tema dell’insicurezza e della scoperta di sé; come in Wall-E, l’isolamento e la solitudine spingono il protagonista a esplorare mondi oltre i confini umani; mentre da Coco si riprende l’importanza dei legami affettivi, sia amicali che familiari, e del ricordo. Inoltre la pellicola ammicca chiaramente al cinema d’intrattenimento degli anni ’70, ’80 e ‘90: i riferimenti a film di Steven Spielberg come E.T. e Incontri ravvicinati del terzo tipo sono evidenti mentre meno palesi, ma altrettanto importanti, sono i rinvii a pellicole come Contact di Robert Zemeckis e alla saga di Men in Black di Barry Sonnenfeld.

Tuttavia Elio si differenzia, rispetto ai film citati, per una forma di crescita interiore più profonda, più vicina a Inside Out nel mettere a nudo i dubbi e le paure di un bambino in un ambiente estraneo. Il ritmo, a tratti dilatato, privilegia la costruzione dell’universo narrativo e della sua mitologia, sacrificando forse un pizzico di tensione narrativa in favore di un’immersione contemplativa.

Tra i punti di forza va segnalata la caratterizzazione del protagonista, tenero e goffo, capace di conquistare per autenticità e ironia; così come l’originalità visiva del Comuniverso, che dimostra il continuo salto tecnologico della Pixar. Qualche indecisione compare nella sceneggiatura, con alcune prove superate un po’ troppo facilmente e un villain, l’ambasciatore Grigon, che fatica a imporsi come minaccia credibile e che difatti poi non è un villain nel senso più classico del termine. Per contro, nel complesso, il film risulta più didascalico che emozionante, e finalizzato alla diffusione di un messaggio sicuramente positivo ma un po’ stantio. Le pellicole citate, inoltre, hanno tutte avuto il merito dell’originalità, pur rimanendo all’interno di un filone narrativo ben specifico. Questo merito Elio non ce l’ha, anzi, alla fine risulta un po’ come una minestra riscaldata, facendo perdere sensibilmente valore alla narrazione.
In conclusione, Elio rappresenta un ulteriore passo di Pixar nell’esplorazione dei sentimenti umani attraverso l’animazione: non un classico istantaneo come Wall-E o Coco, ma un’opera a tratti coraggiosa, sebbene poco carica di immaginazione ma con una certa profondità di riflessione, che invita grandi e piccoli a guardare lontano senza dimenticare le proprie radici.
Voto: 3/5
Commenti