2022, 102min.
di Charlotte Wells
con Paul Mescal, Frankie Corio, Celia Rowlson-Hall
Recensione di Arianna Alessia Armao
Spoilerometro:

Certe pellicole emergenti vanno fin troppo a fondo. Certe colonne sonore vengono accuratamente selezionate per riportarci indietro nel tempo e poi lasciarci a nervi scoperti, con tanta voglia di piangere. Tender dei Blur può evocare una delle nostre vacanze estive – quella dei primi baci – affrontando tuttavia qualcosa di molto più complesso. E se la Macarena ci precipita nel classico hotel con piscina (che nel film è in Turchia, ma potrebbe trovarsi ovunque), può capitare che un indimenticabile live dei Queen e David Bowie ci faccia anelare l’abbraccio di chi è sparito per sempre dalla nostra vita.

Nella videocamera malferma di Calum e attraverso gli intensi ricordi di Sophie vedremo ricomporsi i loro ultimissimi momenti insieme: un viaggio tra padre e figlia, una vacanza come tante, senza improbabili risvolti o colpi di scena – sebbene qualche tono eccessivamente noir ce ne faccia presagire. Una esilarante dolcezza infantile è l’atmosfera dominante. Tuttavia, per chi sa osservare, è evidente che lo scioglimento del racconto, suggerito sin dai primissimi minuti, schiuderà tutto l’amaro di una perdita insanabile.

«Ti capita mai, dopo una giornata bellissima, di sentirti stanco e come se le ossa non funzionassero? Hai le ossa stanche, e tutto è stanco. Come se stessi sprofondando». Nelle parole di Sophie – che, per la cronaca, nel momento in cui le pronuncia ha 11 anni – c’è tutta la durezza della depressione. Eppure il film non è un trattato sulle psicopatologie, né un superficiale piagnisteo. È, piuttosto, un inno all’amore, un appassionante esame di coscienza, la celebrazione di un papà fragile e amorevole. Non a caso, siamo di fronte ad una pellicola dai tratti fortemente autobiografici.

Ecco, Aftersun è tutto questo: è il profumo del doposole, è un bagno nei ricordi, affrontati con una trama semplice, con i tratti del docu-film e con inquadrature degne delle direzioni più esperte. È anche, però, una disamina interiore, un interrogarsi sull’assenza: una perfetta immagine della malinconia.
Buona immersione.
Voto: 4.5/5
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