1983, 84min.
di Claudio Caligari
con Cesare Ferretti, Michela Mioni, Roberto Stani
Recensione di Cristiano Lo Presti
Spoilerometro:

Il primo lungometraggio di Claudio Caligari, il controverso Amore Tossico del 1983, film negli anni divenuto un vero e proprio cult del cinema nostrano, è probabilmente uno degli ultimi episodi di neorealismo italiano, o perlomeno uno degli esempi più significativi tra le opere che hanno provato negli anni a rifarsi al glorioso movimento artistico sviluppatosi in Italia nel secondo dopoguerra.

La trama è semplice, segue le vicende di un gruppo di tossicodipendenti della periferia romana, più precisamente Ostia, tra furti, rapine e prostituzione per assicurarsi una dose di eroina e viaggi in treno per ottenere il metadone.
Cercando di evitare facili e altrettanto sterili moralismi Caligari racconta il fenomeno della tossicodipendenza, esploso in Italia nei primi anni settanta per raggiungere il suo apice a cavallo tra gli anni settanta e gli anni ottanta, lasciandosi dietro una scia di morti per overdose, la cosiddetta “generazione scomparsa”.
Con Amore Tossico il regista prova non solo a mostrarci la giornata tipo di un tossicodipendente ma, cosa ben più importante, a farci comprendere un po’ meglio le ragioni di questi, fornendo allo spettatore un piccolo tassello per tentare di comprenderne meglio il fenomeno.

Date le premesse comprenderete che dia veramente un’importanza relativa al fatto che il livello attoriale sia basso, del resto nessuno degli interpreti era un professionista, trattandosi invece di veri e propri tossicodipendenti (o ex tali), scelta che ha creato non poche difficoltà alla produzione, tra arresti durante la notte e crisi d’astinenza che rallentavano inevitabilmente le riprese. Tuttavia è proprio questa ricerca del realismo a rendere, al di là del risultato formale, Amore Tossico un’opera importante e imprescindibile del cinema italiano.
Molti degli attori principali sono morti negli anni successivi, chi di aids, chi suicida in carcere.
Claudio Caligari, che prima di questa pellicola aveva lavorato ad alcuni documentari, nei trent’anni successivi realizzerà solamente altri due lungometraggi: L’odore della notte del 1998 e il capolavoro Non essere cattivo uscito postumo nel 2015, anno in cui il regista è morto appena terminato il montaggio del film.
Voto: 4/5
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