2023; 105-min.
di Wes Anderson
con Jason Schwartzman, Scarlett Johansson, Tom Hanks, Tilda Swinton, Edward Norton, Adrien Brody, Brian Cranston, Maya Hawk, Liev Schrieber, Jeffrey Wright
Recensione di Francesco Mosca
Spoilerometro:

Asteroid City, ultimo film di Wes Anderson, è un'opera complessa e stratificata che si muove a cavallo tra nostalgia e modernità. Il film è ambientato negli anni ’50, in una cittadina immaginaria del deserto del New Mexico, dove si svolge un convegno di “Junior Stargazer” e “Space Cadet”, un evento che riunisce studenti brillanti e geniali e le loro famiglie provenienti da tutto il paese per partecipare a una competizione accademica in cui riceveranno un premio per le proprie invenzioni straordinarie. Il convegno viene però sconvolto da un evento che cambierà tanto il mondo quanto le loro vite. I protagonisti si troveranno bloccati per una settimana ad Asteroid City, dove affronteranno sfide impreviste e faranno i conti con la realtà.

La pellicola utilizza a pieno tutti i topoi del cinema del regista texano. Anderson, come sempre, cura con attenzione ogni dettaglio della messa in scena, creando immagini che sono allo stesso tempo armoniose e surreali. Le inquadrature sono simmetriche e geometriche, i colori accesi e saturi; i costumi, così come le acconciature, sono curati nei minimi dettagli, e lo spettatore si trova catapultato a pieno nelle atmosfere degli anni ’50. Grazie alla splendida fotografia, il deserto del New Mexico è rappresentato in tutta la sua bellezza, con i suoi colori e le sue forme aspre, mentre gli interni non sono meno affascinanti, contribuendo con i loro arredamenti rustici e rètro a creare un’atmosfera da favola. Il film è diviso in tre atti, che scorrono in modo naturale e senza interruzioni grazie alla fluidità e al ritmo impresso alla pellicola dal montaggio.

Il cast è ricco di stelle, inclusi alcuni attori feticcio del regista come Jason Schwartzman e Adrien Brody. La brillante prestazione di tutti gli interpreti contribuisce al buon esito del film con Johansson e Schwartzman in evidenza rispetto a tutti gli altri sia per l’abilità recitativa che per la presenza in scena. Meritano inoltre una menzione speciale i dialoghi, brillanti e sagaci in pieno stile andersoniano. La sceneggiatura, invece, nonostante l’intelligenza e la sottile ironia che la caratterizzano, non riesce a fare del tutto centro e rimane l’elemento più discutibile di una pellicola che, in buona sostanza affronta una molteplicità di temi diversi. Asteroid City, infatti, è innanzitutto una riflessione sulla crescita personale, sulla perdita dell’innocenza e sui diversi modi in cui è possibile affrontare un lutto, come la perdita di un genitore o del partner; presente è, poi, una riflessione di sottofondo sulla società contemporanea e sui cambiamenti repentini a cui essa è soggetta e che tutti siamo chiamati in qualche modo fronteggiare.

Pur non essendo tra i lavori migliori di Anderson, Asteroid City si inserisce perfettamente nella sua filmografia sia da un punto di vista estetico che tematico. I temi dell’amore, del lutto e della crescita personale, infatti, sono già stati sviluppati dal regista in pellicole come Il treno per il Darjeeling e Rushmore, mentre la trasformazione della società nel bene e nel male è stata messa in scena in Grand Budapest Hotel e The French Dispatch. In conclusione nonostante il ritmo un po’ lento e il significato non perfettamente afferrabile, Asteroid City rimane sicuramente un film godibile e piacevole e, per quanto non il migliore del cineasta di Houston, merita comunque di essere visto.
Voto 3/5
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