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Carnage

2011, 79 min

di Roman Polański

con Jodie Foster, Kate Winslet, Christoph Waltz, John C. Reilly


Recensione di Laura Caviglia



Spoilerometro:



Carnage è una trasposizione cinematografica di appena 79 minuti, presentata nel 2011 dal noto regista Roman Polański alla 68° Mostra internazionale d’arte Cinematografica di Venezia, di un’opera teatrale della scrittrice Yasmina Reza: Il Dio del Massacro.

L’opera non è altro che un amaro scimmiottamento della condizione dell’uomo all’interno del contesto “convenzioni sociali borghesi” quando il bordone del crudele stato di natura e del tribalismo bussa alla porta delle artificiose impalcature della civiltà.


Siamo in un salotto, spazioso ma non troppo, elegante ma non troppo, giusto quello che serve per dare un tocco di soffuso autocompiacimento medio-borghese. I proprietari sono Penelope (Jodie Foster) e Michael Longstreet (John C. Reilly), i quali si trovano a dover accogliere due ospiti ambiguamente desiderati, Alan (Christoph Waltz) e Nancy Cowan (Kate Winslet).

Il movente dell’incontro è un battibecco tra i figli delle due coppie durante il quale il figlio dei Cowan avrebbe colpito al volto con un bastone il figlio dei Longstreet. Nel falso tentativo di liquidare l’accaduto con convenevoli e buone maniere, nonché l'ovvia promessa di comprendere le azioni dei propri figli e le mancanze del proprio ruolo di educatori, quello a cui si andrà incontro sarà uno smascheramento dei quattro personaggi che, per vie diverse, dimostreranno di aderire alla fede nel Dio del massacro.



Siamo di fronte a quattro figure archetipiche, quattro maschere occidentali contemporanee assai note: Alan Waltz è un delinquente in giacca e cravatta, un uomo che per fregare il prossimo ha ben pensato di fregiarsi di un alto titolo di studio e di un’ambita professione.

La moglie, Nancy Cowan, è una donna in carriera che non sfugge però alle volontà di un immaginario patriarcale per cui deve essere comunque lei a preoccuparsi della casa, dei figli ed essere paziente nei confronti del marito assente e nomofobico.



Michael Longstreet è un mediocre venditore senza alcuna aspirazione di crescita professionale, né tanto meno alcuna passione extralavorativa che possa rendergli la vita più interessante. Appare psicologicamente succube della madre e della moglie e, nonostante ciò, desta nello spettatore simpatia perché sembra padroneggiare la propria mediocrità ed appare buono.

La ciliegina sulla torta è rappresentata da Penelope, interpretata da Jodie Foster che probabilmente in questo film più degli altri riesce a regalare al personaggio connotati psicologici densi di spessore. Paladina di quel tipo di etica illuminista occidentale che mostra avere molto a cuore le tragedie del Darfur e del continente africano, più degli altri volta alla causa pedagogica, sin dall’inizio si erge come nemesi della controparte rappresentata da Waltz e ci appare disperata nel tentativo di svincolarsi dalla mediocrità del marito.



A poco a poco ritrovandosi divise dalla classe sociale, divise all’interno delle proprie gabbie coniugali per dare poi spazio ad un tutti contro tutti, nessuna di queste maschere sopravviverà al dibattito tenuto. Persino il nichilismo illuminato dalla consapevolezza di ciò che è la storia dell’Uomo, di cui Waltz ci appare vestito, lascerà spazio ad un personaggio umano semplice, una volta castrato dall’impossibilità di lucidare il suo ego grazie al lavoro.


Carnage è un’opera ironica nel senso pirandelliano del termine, durante il film siamo costantemente a contatto con una sensazione di prurito intellettuale che deriva dal fatto che quella che ci viene presentata è una situazione ingannevole ed altamente simbolica.

Eppure, nonostante la raffinatezza delle intenzioni, il cast e la regia, l’opera non sembra spiccare il volo. La sensazione è che Polański abbia voluto affrontare appositamente la questione con leggerezza, come se le velleità dell’universo borghese non meritassero ulteriore approfondimento. Quel che è sicuro è che per noi non è un problema che il regista faccia l’occhiolino allo spettatore, una volta compreso lo spettacolo.


 

Voto 3.5/5

 




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