1984, 107min
Di Herbert Ross
Con Kevin Bacon, John Lithgow, Dianne Wiest
Recensione di: Cristiano Lo Presti
Spoilerometro:

Il plot è abbastanza classico: un ragazzo si trasferisce con la madre da Chicago ad una cittadina di provincia, che è un po’ come passare da direttore generale di un’azienda a fattorino della posta (come se ci fosse poi qualcosa di male a fare il fattorino, a parte che devi
muoverti un sacco e io già mi sento stanco). In città, dopo la morte in un incidente stradale di alcuni ragazzi di ritorno da un concerto fuoriporta, sono stati banditi il rock, il ballo e pure certi libri, perché potrebbero corrompere la moralità dei giovani. Il giovane Kevin Bacon, consapevole di vivere negli anni ‘80 e non negli anni ‘50, pensa “ma che, davvero?” e decide di formare un fronte di liberazione cittadino al grido di “Riaprite le discoteche e fateci ballare nudi a contatto l'un l'altra!”. Insomma, sembra un film scemo, e invece a mio avviso è piuttosto interessante, al punto che lo definirei quasi un film pedagogico. Mascherato da film per ragazzi, questo, è forse soprattutto un film per i genitori.

C’è un parallelo possibile tra Footloose con ciò che accade effettivamente in moltissime famiglie, e in tal senso mi ha ricordato moltissimo il film d’animazione The Croods.
In entrambi i casi abbiamo a che fare con degli adulti che, spaventati da ciò che potrebbe accadere ai propri “figli” (naturali e non), finiscono per imprigionarli in nome di un senso di protezione così estremo da diventare una gabbia. Per un esempio estremo prego guardare Il Giardino Delle Vergini Suicide di Sofia Coppola.
Forse è sui personaggi che si poteva fare un lavoro migliore, anche se due o tre tra questi secondo me sono scritti abbastanza bene; magari hanno un po’ troppo poco spazio, seppur fondamentale (vedi il personaggio di Dianne Wiest), ma li ho apprezzati.
Se il protagonista (Kevin Bacon) arriva nella cittadina come un salvatore, e il suo ruolo è semplicemente quello di liberare i concittadini dalle catene mentali della gabbia protettiva dentro cui sono tenuti i ragazzi, insomma… Gesù Cristo o quasi, il personaggio più complesso
ed interessante (a tratti incoerente forse, ma mai senza una ragione) è quello del reverendo interpretato da John Lithgow, combattuto nel suo voler essere una guida benevola e democratico per l’intera comunità, sempre pronto ad ascoltare i bisogni dei propri fedeli e a cercare di mediare tra la paura cieca e la ragione, ma sordo a quelli della propria figlia, di cui a
tratti quasi non sembra accorgersi, troppo distratto a fare da padre al suo gregge per essere un papà attento, ragion per cui abbozza una linea autoritaria che non gli si addice, fallendo dunque. Ma dietro ogni uomo confuso pare ci sia una donna lucida pronta a fargli aprire gli occhi. Qui entra in gioco Dianne Wiest, purtroppo sottoutilizzata.

Una menzione d’onore a Chris Penn, che prima di diventare un insopportabile criminale ne Le
Iene era un simpaticissimo giovane che vestiva in stile cowboy e, un po’ come molti di noi, faticava ad uscire dalla propria comfort zone, ma in fondo desiderava tanto farlo. Willard (il nome del suo personaggio) fa pochi passi avanti, forse, ma sono conquiste. Muove il bacino, magari male, ed è come se riuscisse a scalare l’Everest. Willard sono io, ed è per questo che gli vorrò sempre bene. Footloose è un tipico film danzereccio degli anni 80 che a passo di musical, pur senza esserlo, ci racconta di una sfida da vincere, con se stessi, con i genitori, con la società, e lo fa con gli occhi di un ragazzo, perché mai – forse – come negli anni 80 il cinema è stato dedicato agli adolescenti.
Voto: 3.5/5
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