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Il punto della situazione sul Marvel Cinematic Universe

  • traumfabrikblog
  • 17 lug
  • Tempo di lettura: 3 min

Dopo aver visto Captain America: Brave New World e Thunderbolts*


Di Cristiano Lo Presti


Più che parlare dei film in sé, che non ne vale la pena, quello che mi preme maggiormente è manifestare una certa stanchezza verso i prodotti sfornati dalla Marvel negli ultimi anni. Ci tengo a precisare che non si tratta solo di una stanchezza fisiologica, che chiaramente c’è, verso qualcosa che mi appassionava e divertiva dieci anni fa e adesso non più. È naturale, persino sano, che una persona ad un certo punto s’interessi ad altri generi. Non è (solo) questo il problema.


Con il passare degli anni e dei film (siamo a quota 36 dal 2008 ad oggi, a cui si aggiungono 14 serie “canoniche” dal 2021) i lungometraggi hanno perso sempre maggiore autosufficienza, piegati ai riferimenti e ai collegamenti con altre opere che la serialità impone; lo spettatore, infatti, per riuscire a seguire una singola pellicola deve aver visto almeno cinque film e una serie. Tutto ciò riduce il lungometraggio a mero episodio di raccordo di una costosissima serie cinematografico-televisiva che, preso singolarmente, non offre più il minimo interesse ma risulterà fondamentale per comprendere ogni passaggio di un film che uscirà fra tre anni.


I protagonisti di queste opere hanno via via meno forza e carisma (salvo rarissime occasioni) e i singoli film sono sempre più dimenticabili.


Sia chiaro, io non sono tra quegli snob che schifano il genere supereroistico in sé e non avallo affatto l’idea che i cinecomic non siano cinema (Scorsese cit.), ma sono altresì convinto che a furia di produrre film scritti male, senza capo né coda, senza il minimo sindacale di autosufficienza narrativa né forza, capaci di durare nella nostra memoria giusto il tempo della visione per poi essere dimenticati o inevitabilmente confusi con altri titoli del franchise, non possa che minarne la dignità cinematografica.


Credo sia abbastanza indicativo il fatto che abbia iniziato scrivendo di un film (Captain America: Brave New World), poi abbia deciso di parlare di un altro (Thunderbolts*) e infine stia parlando di entrambi, tanto la differenza non è poi molta.


Nel primo caso (Brave New World) abbiamo un film sul nuovo debolissimo Captain America con personaggi presi in prestito da L’incredibile Hulk del 2008, che di fatto rappresenta un seguito diretto della serie del 2021 The Falcon and The Winter Soldier, che non ho visto; infatti per parte della visione ero abbastanza disorientato.

Un nemico di Hulk
Un nemico di Hulk

Nel secondo caso (Thunderbolts*) abbiamo l’unione di personaggi introdotti in almeno un paio di film (Ant-Man and the Wasp, Black Widow e chiaramente il primo Captain America) e una serie (sempre The Falcon and The Winter Soldier), nessuno dei quali viene mai effettivamente re-introdotto per lo spettatore casuale, che ancora una volta rischia di trovarsi disorientato.


Captain America: Brave New World è un film completamente insapore che si propone, senza fortuna, di recuperare il tono da thriller politico di Captain America: The Winter Soldier, riuscendo invece ad offrire forse il peggior terzo atto della storia del Marvel Cinematic Universe con Falcon, scusate, Captain America (ricordate il finale di Avengers: Endgame e, soprattutto, gli eventi di The Falcon and The Winter Soldier?) impegnato - senza alcun tipo di superpotere - a fare a pizze con Red Hulk, cosa che per chi conosce un minimo il mondo Marvel non ha alcun senso.

Uno dei più noti nemici di Hulk
Uno dei più noti nemici di Hulk

E non sfrutterò l’occasione per lamentarmi della pessima gestione in casa Marvel del personaggio di Bruce Banner/Hulk, qui assente nonostante entrambi i villain del film siano suoi antagonisti.

L'uomo senza alcun superpotere costretto a fronteggiarli
L'uomo senza alcun superpotere costretto a fronteggiarli

Thunderbolts* fa un po’ meglio, anzi parecchio, ritrovando nei personaggi di Yelena (interpretata da Florence Pugh) e Sentry (interpretato da Lewis Pullman) un cuore che aveva completamente perso da un po’ di puntate, offrendoci un più che dignitoso terzo atto che si fa metafora della depressione e mi ha sinceramente colpito come non accadeva da tempo.

I Thunderbolts* assistono basiti alla deriva del Marvel Cinematic Universe
I Thunderbolts* assistono basiti alla deriva del Marvel Cinematic Universe

Chiaramente stiamo parlando di un film modesto, ma erano almeno cinque anni e 13 film che, ad eccezione di Guardiani della galassia vol. 3 di James Gunn (che gioca in un altro campionato), non si raggiungeva un livello appena sufficiente.


Continuo a pensare che sarebbe stato molto più dignitoso chiudere la saga con Avengers: Endgame, eventualmente dedicandosi a sporadici film autoconclusivi e scollegati da qualsivoglia macro-trama, ma speriamo che quest’ultimo leggero cambio di tendenza sia un piccolo (e comunque ancora ben lontano dall’essere memorabile) miglioramento per questo franchise che non ha più nulla da dire e da dare ormai da anni e non sia, invece, un altro caso isolato come il sopra citato Guardiani della galassia vol. 3.


Ps: Per chi volesse spiegato il perché dell’asterisco nel titolo Thunderbolts*, (SPOILER ALERT!!!) questa squadra alla fine del film verrà denominata ufficialmente “The New Avengers”. Alé.


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