2008, 104min.
di Massimo Venier
con Nicolas Vaporidis, Alessandra Mastronardi, Lino Guanciale, Sarah Felberbaum
recensione di Mauro Azzolini
Spoilerometro:

Il cinema italiano, si sa, ha sempre vissuto di un delicatissimo equilibrio tra la produzione commerciale e quella di stampo autoriale; i due canali hanno camminato in parallelo, come binari della stessa linea ferrata, senza che la cosa creasse particolari problemi. È però interessante notare come, trasversalmente a questa dialettica di stampo qualitativo, la storia dei film del nostro paese sia stata interessata anche da periodiche sparizioni, da rimozioni più o meno volontarie di pellicole di differente caratura. È il caso, per citare i più celebri, di Alfredo Alfredo di Pietro Germi (1972) o di Noi tre di Pupi Avati (1984): titoli passati rapidamente dalle sale e presto inghiottiti da un buco nero capace di renderli introvabili sul mercato. È il caso anche del meno conosciuto Invece tu di Massimo Venier.
Questa commedia senza pretese, arrivata sugli schermi poco previdentemente proprio nelle settimane in cui la critica si stracciava le vesti per Gomorra e Il divo, si basa su una trama semplice: Luca (N. Vaporidis) è un giovane romano che da due anni vive a Milano per studiare economia. Condivide un appartamento con l’amico Giorgio (L. Guanciale), Laura (A. Mastornardi) e Anna (C. Filippi), quest’ultima segretamente innamorata di lui. La convivenza tranquilla tra i quattro è però turbata dall’arrivo della nuova vicina, Alessia (S. Felberbaum), bella e giovane insegnante di Yoga.

L’amicizia tra Luca e Giorgio, entrambi infatuati della dirimpettaia, viene messa a dura prova creando il caos tra i coinquilini; a fare la prima mossa è Giorgio, che nel tentativo di sedurla si iscrive al corso di Yoga. Pur faticando un po’ a convincerla a prendere almeno un caffè, ci riesce quando lei, ormai consapevole del debole di entrambi gli amici, decide di prendersene gioco. Dall’altro lato Anna, soffrendo nel vedere che il ragazzo di cui è innamorata sembra non accorgersi più di lei, decide di trasferirsi a casa di una collega di corso scoprendo però che questa, per pagarsi gli studi, nel tempo libero lavora come escort.
L’intreccio si complica ulteriormente con l’entrata in scena di Vittorio, aspirante rockstar, che si finge perdutamente innamorato di Laura per entrare nelle grazie del padre, famoso discografico. Lei decide però di interrompere definitivamente la frequentazione non appena lo trova a letto con la sorella minore Elisa. Quando infine la tensione tra Luca e Giorgio sembra aver superato ogni limite tollerabile una scoperta cambia le carte in tavola provocando un rasserenamento che condurrà all’inevitabile lieto fine.

Fatta eccezione per alcuni cameo (su tutti vale la pena di menzionare quello di Franco Oppini nei panni di un apprensivo e goffo padre di Laura che avrebbe meritato certamente più spazio all’interno della sceneggiatura) e per qualche gag stranamente riuscita (si veda l’esilarante esame di Diritto commerciale in cui il protagonista è costretto a fare i conti, dopo tre rimandature, con la professoressa Garnero interpretata da Paola Bechis), il film si attesta in modo piuttosto prevedibile su una linea di rassicurante mediocrità.
Una fotografia di scarsissimo livello e una colonna sonora raccapricciante sono il perfetto corrispettivo tecnico della banalità che sul piano della storia viene proposta allo spettatore: un universo in cui i giovani uomini pensano solo al sesso, le giovani donne sono creature ingenue e frivole e dal quale non sembra esistere possibilità di uscita. Nessuna introspezione, nessun approfondimento caratteriale, nessun sentimento; solo gli istinti a guidare il movimento dei personaggi sulla scena e sembra in questo senso azzeccatissima la scelta di Vaporidis e Felberbaum, inespressivi per antonomasia del cinema di quegli anni.

Per quale ragione, dunque, un film così inconsistentemente normale è potuto sparire dalla circolazione? In assenza di una motivazione specifica, come spesso accade, diverse voci hanno cominciato ad accavallarsi convergendo su una teoria ai limiti del complotto: la rimozione su richiesta (ma sarebbe meglio dire “pretesa”) di Chiara Ferragni.
Se c’è un motivo per cui Invece tu merita un posto nella storia del cinema italiano, infatti, è proprio perché contiene la primissima – e fino a questo momento unica – apparizione sul grande schermo della regina delle influencer. Tre minuti e quarantadue secondi distribuiti su tre scene nei quali interpreta Elisa, sorella un po’ frivola della co-protagonista Mastronardi. Secondo le malelingue Ferragni, una volta raggiunto il successo, avrebbe esercitato il proprio potere economico scegliendo di pagare fior di milioni pur di far scomparire il film dai circuiti di distribuzione ordinari. Perché? All’origine di tutto ci sarebbe la scena in cui Laura sorprende Vittorio a letto con Elisa: lì un’inquadratura ne avrebbe svelato le grazie più del dovuto, provocandone l’ira e dando il via ad un’operazione che in modo saggio non è stata combattuta nelle aule di tribunale, ma risolta sottotraccia.
Se tali dicerie corrispondano al vero o se piuttosto la ragione della sparizione del film vada cercata nel contestuale fallimento della società che aveva acquisito i diritti di distribuzione home video, non è dato saperlo. Resta il fascino per una vicenda in grado di restituire interesse e curiosità anche nei confronti di pellicole che il buon senso, di norma, inviterebbe a dimenticare per sempre.
Voto: 2/5
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