2023, 124min.
di Andrea Di Stefano
con Pierfrancesco Favino, Linda Caridi, Antonio Gerardi, Francesco Di Leva
Recensione di Valentina Corona
Spoilerometro

È l’ultima notte di servizio per Franco Amore (Pierfrancesco Favino), poliziotto al termine della carriera dopo trentacinque anni di onorato servizio. La compagna Viviana (Linda Caridi) gli ha preparato una festa a sorpresa: gli invitati lo aspettano al buio e in silenzio, pronti a saltare fuori al suo arrivo, previsto al ritorno dalla corsa serale. A casa di Franco e Viviana ci sono proprio tutti: i parenti calabresi, emigrati a Milano al pari dei due alcuni decenni prima, gli amici, la figlia di Franco, presente solo in videochiamata perché studentessa all’estero.
La festa comincia, Franco si commuove, ma una chiamata insospettabile interrompe il clima di gioia che ha fatto presa tra i partecipanti: il poliziotto deve presentarsi sul luogo dell’incidente stradale in cui è appena rimasto fatalmente coinvolto il collega Dino (Francesco Di Leva).
Un flashback riporta lo spettatore ad alcuni giorni prima della tragedia: Franco ha ricevuto da parte di un magnate della Chinatown milanese la proposta di fargli da guardia privata una volta entrato in pensione. Amore ha accettato, a patto di non prestare il fianco ad azioni illecite; la “presa di servizio”, però, dovrà avvenire mentre il poliziotto è ancora un servitore dello Stato. Qualcosa andrà storto.

Andrea Di Stefano torna al cinema nelle vesti di regista a quattro anni da The Informer (2019) e a nove da Escobar (2014), che l’aveva visto dietro la cinepresa per la prima volta dopo una carriera vissuta nel ruolo di attore, e riconferma le ottime premesse. Presentato nella sezione Berlinale Special Gala alla settantatreesima edizione del Festival, l’Ultima notte di Amore – bello il gioco di parole, ben nascosto dietro al maiuscolo della locandina – è indubbiamente un thriller riuscitissimo, tra i migliori degli ultimi anni apparsi nel panorama italiano e non.

A posizionare il film di Di Stefano al di sopra delle righe non è solo la trama perfettamente congeniata, dove ogni tassello è al suo posto e niente viene lasciato alle capacità interpretative dello spettatore, ma anche l’aggancio dell’intreccio a un dilemma morale, quello di Amore che si confronta con i limiti della propria coscienza. Il poliziotto interpretato magistralmente da Favino è un personaggio difficilmente collocabile nel continuum che oppone l’eroe all’antieroe: Amore è un uomo normale, un dipendente pubblico che ha bisogno di arrotondare, un immigrato, un outsider, un poliziotto che non ha mai sparato, un lavoratore devoto all’idea di prestare il proprio servizio alla comunità. Alla prova dei fatti, tuttavia, il sistema di valori su cui il protagonista ha costruito l’immagine della propria vita finirà col vacillare: costretto a premere il grilletto, a un passo dal paradiso Amore sprofonderà piuttosto in una discesa agli inferi, dove a essere messo realmente in discussione sarà il confine tra il bene e il male.

Una menzione speciale va infine alla colonna sonora originale di Santi Pulvirenti, perfettamente adeguata al contesto e capace di conferire al lungometraggio il giusto ritmo incalzante e inquieto.
Voto: 3.5/5
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