2017, 102 min.
di Charlie Mc Dowell
con Robert Redford, Rooney Mara, Jason Segel
Recensione di Luca La Russa
Spoilerometro:

Scritto e diretto dallo statunitense Mc Dowell (figlio di Malcolm, noto attore britannico protagonista di Arancia meccanica), questo ambizioso lungometraggio, prodotto dal colosso dell’intrattenimento Netflix, appartiene a un certo filone di film basati su intriganti premesse fantascientifiche che, probabilmente per motivazioni artistiche nonché di budget, provano a centrare l’attenzione drammaturgica più sulla rete di relazioni via via nascenti tra i personaggi che sulle trovate classicamente “spettacolari” tipiche di certe declinazioni del genere.
Non a caso, rimanendo fedele a tali obiettivi, il cast coinvolto vanta attori del calibro di Redford, qui nei panni di un geniale scienziato al centro di una scoperta tanto rivoluzionaria quanto imprevedibile nelle sue conseguenze: la prova inoppugnabile (attraverso lo studio di particelle e onde cerebrali) di una prosecuzione della vita dopo la morte, un aldilà ancora indefinito ma ugualmente inconfutabile.

Tale scoperta induce milioni di persone a raggiungere dunque questo nuovo possibile stato di esistenza attraverso suicidi, anche di massa, all’insegna di un delirio collettivo che induce lo scienziato a ritirarsi in un rifugio lontano dai riflettori, continuando la sua ricerca su una remota isola aiutato da un gruppo ristretto di seguaci che tanto somiglia a una setta religiosa. Ci troviamo quindi di fronte a una situazione che rimanda a certe distopie tipiche di altri prodotti targati Netflix tra cui Black Mirror di Charlie Brooker, eppure ci accorgiamo presto che l’opera di Mc Dowell si discosta da simili dinamiche, sicuramente più disturbanti, per prediligere una deriva romantica e leziosa. A guidare realmente la narrazione, infatti, è la parabola amorosa tra il figlio dello scienziato, appena arrivato sull’isola in cerca del padre (un Jason Segel reduce da How I Met Your Mother forse qui non esattamente in ruolo) e una misteriosa ragazza che dopo il tentato suicidio prende parte agli esperimenti sull’isola (una Rooney Mara al contrario molto
convincente).

Non persuade del tutto lo sforzo del film di coniugare la vocazione più etico-filosofica (considerando tutte le implicazioni di natura sociopolitica della premessa fondante) con quella più classicamente sentimentale, finendo per non esprimerne nessuna a fondo, lasciando accennati aspetti invece interessanti come la natura del “culto” e dell’organizzazione sociale dei suoi seguaci, tra i quali spicca il figlio minore dello scienziato (un quasi sprecato Jesse Plemons).

Stonature a parte la pellicola è certamente un prodotto originale che non manca di suggestioni interessanti e spinge lo spettatore a riflettere, ancora una volta, sul più profondo e remoto interrogativo del genere umano.
Voto: 3/5
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