2013, 88min.
di Agostino Ferrente e Giovanni Piperino
con Silvana Sorbetti, Enzo Della Volpe, Adele Serra, Fabio Rippa
Recensione di Arianna Alessia Armao
Spoilerometro:

“Parlami delle cose belle”. Di Napoli, dei sogni dell’adolescenza. Del mondo intero che si schiude quando scruti dentro quattro giovani vite alle soglie di questo dannato nuovo millennio.

Può il documentario rivelare la grazia simbolica della realtà senza macchiarsi di forzature o scivolare in didascalie lacrimose? Se il lavoro è condiviso, se chi osserva è immerso nelle vite ritratte, se le persone riprese impugnano la telecamera: se ci si guarda davvero negli occhi, ogni cosa bella può trovare il suo posto.
Eccoci allora in mezzo ai progetti e agli animi scomposti di quattro adolescenti che tratteggiano – energicamente, timidamente – i loro futuri possibili. Chi ha lasciato la scuola, chi canta, chi balla, chi gioca a pallone: cosa ne rimane, dodici anni dopo?

Volere non è potere. Fabio lo sa già da ragazzino, quando è ancora un buffone. Non c’è ottimismo, non c’è progressismo che reggano il confronto con l’immobilità di certi contesti.
Silvana spazza il pavimento esattamente come faceva a sedici anni, Enzo invece dei suoi dischi vende contratti telefonici. E anche nell’ambito più accogliente ci si scontra con la durezza del reale: ce lo mostra Adele quando rimprovera animosamente la madre – amata, sì, quanto la figlia e la sorella trans – per essere sempre sola nelle sue lotte quotidiane.

Napoli termometro d’Italia (e d’oltremare). Napoli tenace, Napoli arrabbiata e musicale. La Luna Rossa, l’archetipo di Maria: i simbolismi s’intrecciano col quotidiano per ricordarci che ogni vita potrebbe essere la nostra, che non è colpa di nessuno, o forse è colpa di tutto e tutti.
Lasciamo un attimo da parte i lirismi del grande cinema di finzione, allora, e veniamo al reale. La bellezza di questo film non la fanno solo le atmosfere napoletane, le inquadrature pulite, le musiche ben incastonate. Le cose belle le fanno le persone, coi loro sogni ritagliati, le loro battaglie e le loro aspirazioni dimenticate.

Ogni volta che osserviamo vite diverse dalla nostra, auguriamoci di non praticare alcun esotismo, di non redigere una banale pornografia del dolore. Ferrente e Piperino ci hanno messo anni di lavoro, e un coinvolgimento sincero in ognuna delle storie documentate.
Ero davvero così allegro? Come posso riprendere in mano la mia vita? Questo – e chissà quante altre cose – hanno pensato Silvana, Enzo, Adele e Fabio nel ritrovarsi sullo schermo. Sono domande che si fa anche chi guarda. Lì sta il potere del filmare il reale: nella partecipazione, nella scossa che certe vite prendono in virtù di un progetto condiviso.

Tante cose belle, allora. Tante cose belle a tutt’ quant’.
[1] “Luna Rossa”, Canzone napoletana tradizionale, riportata nell’interpretazione di Roberto Murolo
[1] “A’ storia e Maria”, brano di Ivan Granatino e Franco Ricciardi
[1] Le storie delle persone riprese, così come le complessità e i pregi del genere documentario, le racconta molto bene Ferrente all’Arsenale di Pisa, nel 2014 https://www.youtube.com/watch?v=fyQs6DhKIss
Voto: 5/5
コメント