2021, 91min.
di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis
con Gabriele Silli, Maria Alexandra Lungu, Ercole Colnago
Recensione di Arianna Alessia Armao
Spoilerometro:

S’inizia con delle chiacchiere prandiali, ci si addentra nella memoria di certi signori della Tuscia, si scivola nella fantasia di due registi al loro terzo film sul tema: leggenda vuole che il turbolento Luciano avesse sfidato, sul finire dell’Ottocento, le volontà del signore locale, per poi ritrovarsi nella Terra del Fuoco al seguito di un granchio tutto particolare, con la tenace convinzione di affrancarsi dal suo passato.

Da lago terrestre a lago montano i tesori abbondano, ma è la violenza della vita a ipnotizzare chi guarda. I temi sono i più toccanti: amore, morte, ribellione, abbandono. Si diramano e ricongiungono tra le luci dolci del pomeriggio, in un film che ne genera due, in due continenti che ne fanno uno solo.
L’immaginario si fa reale: la diceria prende forma portandoci in un tempo imprecisato, e la visione onirica dell’amata genera la traversata di Luciano verso ambientazioni corsare e ritmi da western. La brutalità del desiderio – per la carne, per il vino – si sublima nel fuoco della colpa, per poi spegnersi nel silenzio della montagna, tra acque fredde e dimenticate.

Agli occhi degli osservatori navigati le ambientazioni richiamano un certo gusto oggi di moda per il realismo magico, così come per le campagne del Lazio (pensiamo a Lazzaro Felice di Alice Rohrwacher o ad America Latina dei Fratelli D’Innocenzo). Il piacere della visione tuttavia non viene meno, non si macchia di ripetizione, e la fuga dalla realtà, per chi guarda, è tutta nelle sue mani.
Qualche difficoltà – forse un mero tecnicismo di sala – nell’affrontare i volumi variabili delle canzonette che impreziosiscono la colonna sonora, ma una menzione speciale è più che necessaria per il sobrio realismo dei costumi e per la prepotente interpretazione di Gabriele Silli. Un commento positivo lo merita anche il trailer ufficiale, che evoca con accuratezza l’intensità delle scene e della narrazione.
Vale la pena di assecondarli, questi salti nel tempo e nello spazio. Non sia mai che le fantasticherie di un gruppo d’anziani ci facciano evadere dal torpore del quotidiano.
Voto: 3.5/5
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