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Shame

2011, 99min.

di Steve McQueen

con Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale


Recensione di Luca La Russa


Spoilerometro:



Il video artista Steve McQueen, alla realizzazione del suo secondo lungometraggio, torna in sala con il suo attore/feticcio Michael Fassbender, già protagonista del precedente Hunger, brutale racconto della prigionia di Bobby Sands.

Questa volta l’attore tedesco-irlandese interpreta il ruolo (il quale gli varrà la coppa Volpi a Venezia 2011) dell’affascinante Brandon, un newyorkese apparentemente tranquillo e realizzato ma, in realtà, schiavo di un rapporto tossico col sesso e la pornografia. Per tutta la durata del film, infatti, segue il suo dramma, nonchè una discesa graduale verso uno stato generale di angoscia alla quale riesce sempre più difficilmente a non abbandonarsi, conscio oltretutto della propria incapacità di vivere relazioni reali o semplicemente sane.



In questa triste vicenda la sorella di Brandon, Sissy, anche lei con evidenti carenze affettive, costituisce un personaggio chiave: il loro ricongiungersi, dopo un passato di problemi familiari, (mai chiaramente spiegati nel film) innesca una reazione inevitabile in cui si scontrano due mondi interiori già tragicamente compromessi dalle rispettive compulsività e dipendenze.

Sarebbe facile, per un’opera incentrata su temi simili, andare troppo sopra le righe rischiando di banalizzare il tutto ma, per fortuna, grazie alle convincenti performances dei due attori principali, questo non avviene. Oltre all’evidente iconicità del ruolo del già citato Fassbender, infatti, non si può non apprezzare la delicata tragicità della Sissy di Carey Mulligan, che conferma di essere il valore aggiunto al film in scene memorabili come quella in cui canta in un club riuscendo a connettersi emotivamente col fratello.



Avvantaggiato sicuramente da un azzeccato casting, il regista dimostra di saper gestire un’operazione non facile, riuscendo a tenere l’atmosfera del film tesa, utilizzando sapientemente il contrasto tra grazia e brutalità (merito anche delle importanti scelte musicali in scene sorprendenti). Si ha la sensazione di affacciarsi costantemente verso un minaccioso precipizio: quello in cui può cadere chi improvvisamente si rende conto di essere devastato dagli effetti più patologici di una società on demand (quella degli ordini a domicilio, delle escort, del sesso on line in molteplici forme) in cui ogni desiderio e capriccio sembra possa essere esaudito, ma che in realtà relega l’individuo ad un infelice stato di solitudine e incomunicabilità, negandogli sempre di più la possibilità delle relazioni più profonde.


 

Voto: 4/5

 

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