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Suburra

2015; 135 min.

di Stefano Sollima

con Pierfrancesco Favino, Claudio Amendola, Alessandro Borghi, Elio Germano, Greta Scarano


Recensione di Francesco Mosca


Spoilerometro:



Suburra, diretto da Stefano Sollima e uscito nel 2015, catapulta lo spettatore nel cuore oscuro di Roma. Basato sul romanzo omonimo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, il film offre uno sguardo intenso e crudo sulla corruzione politica, il crimine organizzato e la religione mostrando gli intrighi che si intrecciano nella città eterna. La trama ruota attorno a un ambizioso progetto edilizio che mira a trasformare l'area di Ostia in una nuova Las Vegas europea, con lo scopo di attrarre investitori e crea un terreno fertile per il crimine organizzato.


La forza di Suburra risiede nella sua capacità di creare un'atmosfera cupa e tetra, in cui la violenza e la corruzione sono all'ordine del giorno. La fotografia buia e le ambientazioni romane contribuiscono a trasmettere un senso di autenticità al film, in cui lo spettatore si ritrova immerso in un mondo decadente, corrotto e senza speranza. La colonna sonora e il montaggio accentuano ulteriormente l'atmosfera tesa, veicolando la sensazione che la tragedia sia imminente e sempre dietro l’angolo. Una resa di questo tipo è possibile anche grazie al cast eccezionale del film: Claudio Amendola interpreta magistralmente “Samurai”, un pericoloso e spietato capo della malavita romana, così come Alessandro Borghi è perfetto nel ruolo di “numero 8”, sanguinario boss della malavita ostiense; Pierfrancesco Favino, invece, si trova nei panni dell’onorevole Malgradi, corrotto referente politico delle bande criminali romanesche. A queste vanno aggiunte le interpretazioni di Greta Scarano ed Elio Germano, nei ruoli di Viola e Sebastiano, i due personaggi che presentano lo sviluppo più interessante. La chimica tra i grandi attori è evidente, e il modo in cui interagiscono e anche si scontrano dà vita ai momenti di massima tensione e dramma della pellicola.


Ma il punto di forza principale del film resta comunque la trama intricata, con i suoi colpi di scena e intrighi che si sviluppano in modo imprevedibile. Le varie sottotrame si intrecciano magistralmente, nell’intento di delineare un quadro complesso della corruzione e della violenza in cui è immersa la società romana. La narrazione veloce e l'attenzione ai dettagli tengono lo spettatore incollato allo schermo. Inoltre, peculiare è il modo in cui Suburra mette in luce la connessione tra politica e crimine organizzato, mostrando come i confini tra i due siano, spesso, sfumati: infatti il film, offre uno sguardo spietato sulla corruzione istituzionale, un mondo in cui i politici di mestiere sono disposti a fare qualsiasi cosa pur di ottenere potere, denaro e mantenere il loro status. La critica sociale è in buona sostanza la chiave di lettura del lungometraggio nel suo complesso che punta a offrire una prospettiva cruda ma realistica sulle dinamiche di potere nella società contemporanea (negli ambienti della capitale, ma non solo).


In conclusione, l’opera di Sollima è capace di affascinare e sconvolgere allo stesso tempo grazie alla rappresentazione efficace della corruzione e del crimine organizzato a Roma è estremamente efficace. L’ottima regia, il cast eccellente e la trama intricata danno vita a un'esperienza cinematografica coinvolgente che rimane impressa nella mente dello spettatore anche al termine della visione.


Voto: 3,5/5

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