2017, 105min.
di Paolo Genovese
con Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Sabrina Ferilli
Recensione di Simone Giuffrida
Spoilerometro:

In un bar, The Place, sempre seduto, un uomo accoglie varie persone ognuna delle quali ha una specifica richiesta. Lui annota tutto in un'agenda, in cambio, propone un patto chiedendo loro di fare una determinata cosa affinché ogni richiesta possa essere esaudita. La situazione è molto simile a quella di una pièce teatrale, in cui il protagonista (V. Mastandrea) che non dice mai il suo nome annota tutto in un agenda; non costringe nessuno ma invoca la libertà di scelta spingendo oltre ogni possibile limite la propria etica.
Al suo cospetto si trovano, dietro puntuali appuntamenti, il poliziotto Ettore (M. Giallini) a cui, in cambio del ritrovamento di denaro sottratto in una rapina, viene chiesto di pestare a sangue una persona qualunque, oppure Azzurra (V. Puccini) la cui missione è quella di distruggere una coppia affinché suo marito si innamori nuovamente di lei. Fulvio (A. Borghi) è cieco e per riacquistare la vista deve violentare una donna. A Gigi (V. Marchioni) invece viene chiesto di uccidere una bambina per salvare la vita al figlio gravemente malato; proprio quella bambina che dovrà proteggere il meccanico Odoacre (R. Papaleo) per poter passare una notte di passione con una prosperosa ragazza da copertina. Si passa quindi dall'anziana Marcella che deve mettere una bomba in un luogo affollato perché suo marito guarisca dall'alzheimer, fino alla suora Chiara (A. Rochwacher) e alla giovane Marcella che per, rispettivamente, ritrovare la fede e diventare più bella devono rimanere incinta (la suora) e compiere una rapina.

Piano piano si scoprono sempre più intrecci tra le vite dei personaggi che si danno il cambio nella postazione di fronte al protagonista; le storie così si intrecciano portando i personaggi di volta in volta ad aiutarsi e a combattersi. Ma chi è questo misterioso personaggio? Un mostro, si dirà durante il film. O uno che dà da mangiare ai mostri, come lui stesso ammetterà.
Il tema del libero arbitrio è sviscerato come in un Faust goethiano moderno; le immagini sono monotone ma non lo sono quelle che ogni spettatore si immagina seguendo via via ogni storia, ogni personaggio. Ognuno di noi è maligno, sembra sottolineare il protagonista; ma sempre, in ognuno di noi, alberga la speranza.
Il film riprende la serie The booth at the end in cui un gruppo di sconosciuti fa dei patti con un uomo senza nome che promette l'esaudirsi di ogni desiderio in cambio di un compito da portare a termine.

Ad ogni incontro l'uomo chiede dei dettagli. Emozioni, bisogni. È categorico però, soprattutto verso la sua agenda, altra fonte di desiderio per ogni suo commensale, su cui annota tutto, come fosse una rappresentazione dell'ordine. Al termine di ogni compito ne brucia una pagina; bugie e premure non richieste da parte da parte dei suoi interlocutori porteranno al caos. Come a dire che a furia di spingersi oltre il compito assegnato, si pagheranno le conseguenze.
Il bene è ripagato con il male e viceversa. Ogni compito è studiato ad hoc per chi dovrà portarlo a termine. L'uomo non rivela per chi lavora ma ricorda come ognuno abbia un superiore; sembra un mercurio mefistofelico, un messaggero criptico e infido.

L'unica ad interessarsi a lui, a non chiedergli dei propri problemi, è Angela (nomen omen), interpretata da Sabrina Ferilli; la cameriera del bar che sovente a fine turno si intrattiene con lui, che per tutto il tempo rimane immobile fisso sempre nella solita sedia. Il tutto è accompagnato dalla colonna sonora di Maurizio Filardo, feticcio del regista. La svolta si verifica quando lui non oppone resistenza mentre Angela prende la sua agenda, custodita fino ad allora come sacra. I ruoli si invertono; nell'ultima scena il posto dell'uomo è per la prima volta vuoto, così come il bar. Quale sarà stato il patto? Cosa si è disposti a fare davanti ad un'opportunità? Fortunato è forse chi non è costretto a scoprirlo.
Voto: 3/5
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