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Tomboy

2011, 84min.

di Céline Sciamma

con Zoé Héran, Malonn Lévana, Jeanne Disson


Recensione di Arianna Alessia Armao


Spoilerometro:



Nel nostro mondo si nasce maschi o femmine, forma incompleta l’una dell’altro. I maschi giocano a calcio, le femmine osservano a bordo campo. In una dimensione istintiva ed eccitante come quella della prima gioventù, i legami affettivi e familiari finiscono per inquadrarsi in categorie di genere che impongono la piena aderenza ai propri caratteri genitali – poco importa, poi, se il corpo e le pulsioni suggeriscono diverse direzioni.



È così che Michael – Laure per i genitori – manifesta la sua silente ribellione: superando il limitare del campetto da calcio, e con esso la sua condizione di maschiaccio, ossia di femmina difettosa. Il tutto con la divertita complicità della sorellina, che non prova particolari esitazioni nel sostenerla quando si reinventa agli occhi delle sue nuove amicizie. Ci si ritrova quindi nell’universo dei giochi, del contatto fisico, delle monellerie: momenti immortalati con uno sguardo insieme intimo e discreto, e restituiti in una fotografia più che mai delicata.



Dirigere delle bambine dev’essere un’esperienza affascinante, specie quando si decide di trattare insieme a loro questioni intense come quelle degli affetti e della corporeità. Céline Sciamma, che ce lo conferma anche nel dolcissimo Petite Maman, ci svela che il mondo adulto, per quanto amorevole e comprensivo, non sarà mai accogliente come quello della fanciullezza.



Chissà, forse un giorno comprenderemo la fluidità che impregna la nostra stessa infanzia, senza cristallizzarla in forme e istituti che prescrivano l’adesione a soggettività binarie e stereotipate. Smetteremo allora di incappare nelle tragiche conseguenze della disforia di genere? Riconosceremo ad ogni persona i caratteri e i comportamenti di cui si vuole intimamente dotare?



 

Voto: 5/5

 

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