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Tutti gli uomini del deficiente



1999, 109min.

Di Paolo Costella

Con Claudia Gerini, Gigio Alberti, Giovanni Esposito


Recensione di Cristiano Lo Presti


Spoilerometro:



Tutti gli uomini del deficiente è un film del 1999 che vede la partecipazione della Gialappa’s Band (un caso probabilmente unico quello di voci fuori campo con una parte attiva all’interno del film) e del gotha della comicità italiana che negli anni ’90 ruotava attorno alla trasmissione Mai Dire Gol.

La trama è semplice: Un creatore di videogiochi di enorme successo di nome Leone Stella (Arnoldo Foà) decide di andare in pensione e indice una gara per selezionare il proprio successore. Unico requisito per partecipare alla gara è essere suoi omonimi.

Vi ricorda qualcosa? Sì, ci ho pensato anch’io mentre, seduto sulla mia poltroncina al cinema, guardavo Ready Player One di Steven Spielberg.

Quello che è certo è che in questo caso la semplicità del plot è funzionale alla messa in scena di una serie di gag che consentano agli innumerevoli interpreti di avere campo libero. Del resto tanti sono i personaggi che se li elencassi probabilmente occuperei tutte le 3500 battute che ho a disposizione.



Ora, è chiaro che non stiamo parlando di un capolavoro del cinema, ma del resto non credo sia un elemento di alcuna importanza. Bisognerebbe valutare piuttosto se e come un film riesca a raggiungere gli obiettivi che si propone.

Questo è un film che riunisce sotto un unico tetto nomi che hanno accompagnato quasi chiunque sia cresciuto in Italia in quegli anni, basterebbe la presenza di Aldo, Giovanni e Giacomo, freschi del successo di Tre uomini e una gamba, per farmi venire il nodo in gola. Giusto per fare tre nomi, perché probabilmente ci sono più personaggi qui dentro che in Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame messi insieme, solo che qui vengono utilizzati meglio.

Il film è chiaramente sciocco, ma dubito che l’intento fosse quello di produrre la risposta italiana a 2001: Odissea nello spazio, e ha comunque uno humor migliore della media dei film comici italiani del periodo e successivi (sì, sto parlando dei cinepanettoni).

Insomma, il film funziona. Funzionava quando è uscito, forte della fidelizzazione del pubblico nei confronti di quella meraviglia che era Mai Dire Gol, e funziona ancora oggi, seppure in maniera differente, dato che la trasmissione non esiste più e molti di quei comici non fanno più molto ridere, ormai fuori dal tempo, traendo la sua forza da quella brutta malattia che colpisce noi trentenni che si chiama Nostalgia.

Non sono sicuro, tuttavia, che funzionerebbe allo stesso modo se a guardarlo fosse qualcuno nato dopo il 1997 che di quegli anni non ha alcun ricordo o li ha molto sbiaditi.

Ma il cinema “pop” è pieno di film cult invecchiati male o comunque talmente rappresentativi del proprio tempo da risultare inattuali senza che questo intacchi il loro fascino, anzi, riuscendo talvolta persino ad amplificarlo (vedi praticamente qualunque film degli anni ’80).



Per questo sono assolutamente convinto che questo piccolo, sciocco, buffo film meriti di essere considerato un cult nostrano, uno dei pochi peraltro, proprio perché è come tirare fuori un album delle figurine Panini con quasi tutti i volti comici più popolari della televisione privata di quegli anni (eccetto Teo Teocoli) e, altrettanto importante, perché è un film che funziona, con il suo essere leggero e scanzonato, forse inconsistente ma senza mai essere volgare, grazie anche alla recitazione giocosa, divertita e divertente del cast. Un instant classic.

Aspetta! Mi stai dicendo che ti stavi dimenticando di menzionare la colonna sonora “cult nel cult” di Elio e Le Storie Tese? «Psichedelia, tutte le teste ti porti via» davvero.


 

Voto: 3/5

 

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