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El cadáver de Anna Fritz

  • traumfabrikblog
  • 19 set
  • Tempo di lettura: 3 min

2015, 76min.

di Hèctor Hernández Vicens

con Alba Ribas, Cristian Valencia, Bernat Saumell


di Cristiano Lo Presti


Spoilerometro:

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Fino a dove riuscirebbe a spingersi l’essere umano se avesse l’opportunità di mettere in pratica ogni sua perversione, per quanto disturbata e disturbante possa essere? Probabilmente è su questo che il regista spagnolo Hèctor Hernández Vicens vuole farci riflettere con questo thriller del 2015, che per tematiche e struttura sembra aderire al sotto genere rape and revenge.


Il cinema cerca da sempre di trovare una catarsi a tutto ciò che di traumatico la vita ha da offrirci, così sin (quasi) dagli albori della settima arte anche l’orrore dello stupro è stato un tema affrontato, per quanto con risultati altalenanti, da film come La fontana della vergine di Bergman, Cane di paglia di Peckinpah o L’ultima casa a sinistra di Wes Craven. Tutte pellicole che hanno in comune una liberatoria vendetta finale ad opera di un familiare della vittima.


Con I spit on your grave del 1978 è la vittima stessa a trasformarsi in agente vendicatore, dando probabilmente un senso ancor più drammatico alla trama. Un esempio moderno è Revenge di Coralie Farget del 2017, con cui la regista di The substance fa ritornare in auge il rape and revenge con forza, privandolo di una certa ottica voyeuristica propria di molti suoi predecessori.


Questo comunque è solo il tema superficiale di El cadáver de Anna Fritz, quello su cui c’è ben poco da interrogarsi perché dubito ci possano essere opinioni discordanti ed è anche ciò su cui cinematograficamente Vicenz si discosta meno dal filone di riferimento.


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La trama segue Pau, un giovane che lavora in un obitorio ospedaliero. All’arrivo del cadavere della famosa attrice Anna Fritz viene raggiunto dai suoi amici Ivan e Javi, a cui aveva mandato una foto del viso dell’attrice poco prima.


Ivan convince Pau a mostrargli il corpo di Anna, nonostante i tentativi di Javi di non prendere parte alla visita che disapprova. Trovandosi dunque al cospetto del cadavere di Anna, Ivan e Pau abusano sessualmente del suo corpo inerme, nonostante le rimostranze schifate dell’amico. Durante il secondo stupro, tuttavia, la vittima si sveglia. Ivan per evitare conseguenze non ha dubbi: devono eliminarla.


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La fotografia fredda è perfettamente congrua alle atmosfere del film, interamente ambientato in obitorio e negli ambienti ospedalieri contigui. Anche la regia cruda ma mai particolarmente voyeuristica è considerabile riuscita. Tuttavia avrebbero potuto spiegare in qualche modo la morte apparente della protagonista. Il difetto maggiore, a mio avviso, è il ritmo che nel terzo atto cala vertiginosamente prima del finale scontato e proprio del filone a cui la pellicola appartiene.


È proprio questa inspiegata “morte apparente” della vittima a distanziare la pellicola da titoli di ultra nicchia diventati cult nel tempo come Nekromantik del 1988, in cui più che interrogarsi sulle perversioni umane le si estremizza ad uso e consumo del pubblico. Il relativamente piccolo pubblico interessato a certi film.


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Diverso è il caso di questo film in cui i carnefici, tra mille virgolette, sono persone apparentemente normali, meno macchiettistiche, più verosimili.


Allora si fa avanti la domanda che mi ponevo all’inizio. Quanto oltre è capace di andare l’essere umano per rendere reale una fantasia, per quanto deviante, anche se questa comporta provocare dolore ad altri esseri umani (o animali)?


Cosa ci dice di noi e della nostra natura la capacità dell’essere umano di abbattere ogni scrupolo etico e razionale in nome di un solletico o di un illusorio (e malposto) senso di potere che, probabilmente, si percepisce nell’essere il carnefice e non la vittima?


Chiaramente è un discorso troppo complesso per affrontarlo qui, ma trovo sempre sorprendente quando un film, pur nella sua sostanziale mediocrità, riesce a fare interrogare lo spettatore sulla propria natura.


Per quanto imperfetta, El cadáver de Anna Fritz è una visione piuttosto interessante che riesce ad indovinare alcune inquadrature e ci pone al cospetto di temi sempre attuali come la violenza carnale, la perversione e la malasanità.


Voto: 3/5


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