2021, 107, 110 e 114min.
Di Leigh Janiak
Con Kiana Madeira, Olivia Scott Welch e Sadie Sink
Recensione di Cristiano Lo Presti
Spoilerometro:

Netflix prosegue il suo viaggio nel tempo. Se con la serie Stranger Things ha contribuito a far ritornare in auge gli anni ’80 (che non a caso negli ultimi anni sono stati riproposti in molti film, dal rifacimento di It allo spin-off dei Transformers Bumblebee), con questo Fear Street ci riporta nel cuore degli anni ’90, quando ancora il target di riferimento per questi film non era neanche nato, ma al tempo stesso strizzando l’occhio ai vecchiazzi come me che si avvicinano ben volentieri alla visione dei film mossi dall’effetto nostalgia.
Tratti dalla collana Le Strade Della Paura di R.L. Stine, autore popolare soprattutto grazie ai libri di Piccoli Brividi di cui ero avido lettore alle elementari, questi tre film ci raccontanto di una maledizione che colpisce la classica cittadina americana, Shadyside, descritta come violenta e povera, in netta contrapposizione alla vicina e rivale Sunnyside, più borghese e perbene. Una maledizione che viene svelata poco alla volta nei tre capitoli, fino all’approfondimento finale ambientato nel 1666, anno in cui tutto ha inizio.
Ognuno dei tre film è piuttosto godibile in sé, ma del tutto insufficiente per seguire la vicenda
nella sua interezza. Come in una miniserie, i film vanno visti tutti e tre in rigoroso ordine.

La narrazione comincia nel “presente”, ossia il 1994 rievocato con una fotografia dai forti contrasti, una colonna sonora che attinge a piene mani dall’alternative statunitense (con mia gioia infinita) e con le prime evidenti citazioni al re degli slasher di fine millennio di Wes Craven, Scream. Il tutto – nella migliore tradizione del genere – inserito in una teen story che prende vita in luoghi tipici come il centro commerciale, le camerette e ovviamente i corridoi del liceo.
Nel più classico degli intrecci, i protagonisti hanno il compito di raccogliere indizi e, man mano che la trama procede, scoprire il mistero che si cela dietro l’ondata di terrore che colpisce Shadyside. Sarà l’occasione anche per conoscere se stessi, l’amore, il coraggio e una sicurezza che non pensavano di avere.
A volte, però, per risolvere un arcano bisogna fare un passo indietro, guardare il quadro generale.

Quindi torniamo nel 1978, in un secondo capitolo che attinge a piene mani dagli slasher del periodo, in particolar modo Venerdì 13. L’azione si svolge interamente in un campeggio estivo,
dove i ragazzi delle due cittadine rivali, perfettamente speculari, si sfidano a viso aperto. Una rivalità tra classi sociali che appare radicata nei membri delle due fazioni sin dalla giovane età,
e a tratti sembra sfociare in un vero e proprio odio, soprattutto da parte dei ricchi rampolli di Sunnyside.
Trattandosi di uno slasher puro, fortunatamente lo spaccato che ci viene presentato non è composto da adolescenti asessuati come spesso accade nei film, i ragazzi hanno delle pulsioni ormonali realistiche e proprie per la loro età, pur senza che la regia indugi in voyerismi di sorta. Fear Street Chapter 2: 1978 è un film più “cattivo” rispetto al suo predecessore. Più cupo, come evidenziato anche da un cambio estetico abbastanza evidente. Gli amori delicati diventano desiderio sessuale; gli omicidi diventano furiosi, feroci, brutali.
Ma se fare un passo indietro ci aiuta ad aggiungere qualche tassello alla storia, è solo immergendoci negli eventi che hanno scatenato la maledizione che possiamo scoprire la verità celata.

Così nel capitolo conclusivo della trilogia, che forse è il più debole, per quanto affascinante, ci
ritroviamo nel 1666. Il pensiero non può che andare al meraviglioso The Witch di Robert Eggers, per le ambientazioni folkloristiche e la fotografia (che qui cambia nuovamente), oltre chiaramente al tema della superstizione.
Svelato il mistero che c’è dietro la maledizione ci ritroviamo nel “presente”, ossia nel 1994. I contrasti ritornano ad essere molto accentuati, la colonna sonora ritorna a farci ascoltare i Pixies. Il che pur essendo la conclusione naturale della storia, inevitabilmente priva il film di uno stile unitario, rendendolo più simile a due episodi di una serie tv uniti a forza.
Al netto delle imperfezioni e di un gusto talmente citazioni sta da mancare di originalità, pur con alcune trovate interessanti, ho trovato Fear Street un’operazione piacevole e godibilissima, anche per chi come me non è (ancora) particolarmente avvezzo al genere horror (mi sto affacciando giusto nell’ultimo periodo).
Non rimarrà negli annali, ma può avvicinare al genere chi non lo ha mai frequentato, non essendo mai davvero splatter, e può divertire gli appassionati che vogliano scovare i riferimenti ai classici del passato, rappresentando un po’ un esercizio di stile fatto con gusto, elementi narrativi a tratti interessanti e qualche buona trovata a livello visivo.
Voto: 3/5
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