2021, 114min.
di Navot Papushado
con Karen Gillan, Lena Headey, Carla Gugino
Recensione di Cristiano Lo Presti
Spoilerometro:

Ultimamente sono usciti parecchi film/clone di John Wick, però al femminile. Se Netflix si è giocata la carta Kate, godibile film action senza infamia né lode con protagonista Mary Elizabeth Winstead (che a tratti ricorda anche Birds of prey), Prime Video rilancia con questo Gunpowder Milkshake.
La trama è pressoché identica, o comunque molto simile, alla trilogia capitanata dal sempreverde Keanu Reeves (davvero, come fa a mantenersi così bene?): una giovane donna addestrata sin da piccola a diventare il sicario più spietato su piazza viene presa di mira dalla sua stessa agenzia (o dai complici di questa), che chiaramente è corrotta e compromessa, quindi non può far altro che una bella carneficina, che funziona sempre.

Il problema è che quando la trama è così povera e già vista (e rivista e rivista), almeno voglio un’azione ben coreografata e soddisfacente. Insomma… John Wick 3 – Parabellum, che ha dei combattimenti fatti proprio bene bene bene e delle morti credibili e a tratti creative, o Kate che ancora ancora si difende, per quanto sul filo del rasoio, passando senza colpo ferire. Questo Gunpowder Milkshake invece, come una trivella, mi frantuma la gioia di vivere con i suoi combattimenti al ralenti, lunghi, interminabili, che altro non fanno che svelare tutto il trucco, l’arte che si nasconde dietro alle scene d’azione dei film.
Dove un regista capace (o quanto meno umile) e un montatore degno tenderebbero a mascherare le coreografie, al montaggio, con stacchi veloci, così che tu possa credere che i calci e le pizze in faccia siano vere e dolorosissime, in questo film, grazie ai ralenti più fuori luogo di cui abbia memoria (dopo quelli di Snyder) vedi che non si toccano nemmeno. Applausi.

Va beh, direte, ma almeno ci offre un’eroina tosta con cui le future assassine potranno immedesimarsi. Beh, nì. Perché è vero che la protagonista interpretata dall’ex Amy Pond di Doctor Who Karen Gillan, detta anche “Two Face” per via della sua gamma espressiva (basita arrabbiata e basita con una smorfia che vorrebbe essere un sorriso) è una macchina da guerra che se gli Stati Uniti l’avessero inviata in Afghanistan al posto delle bombe intelligenti, la guerra al terrorismo sarebbe finita in venti minuti, però non dimostra un particolare carisma, né ironia. Perché dovremmo innamorarci (nel senso più ampio possibile) di lei?
Ma siccome volevano fare un film corale e tutto al femminile (qui ci siamo evoluti dal concetto secondo cui “gli uomini servono solo per procreare”. Gli uomini servono solo per morire male), hanno chiamato meraviglie del creato come Michelle Yeoh e Carla Gugino e altre glorie come Lena Headley e Angela Basset e hanno chiesto loro se avessero impegni e gli andasse di uccidere uomini cattivi “perché sì”.
Hanno accettato. Ora, noi sappiamo che in ogni film in cui volano pizze che si rispetti c’è una battaglia finale, un climax, che serve da esaltazione della forza del/la protagonista, che dopo essersi ritrovato in ginocchio si rialza e ammazza tutti, proiezionista compreso. Così fanno in America. Ma qui no, perché hanno voluto stupire tutti con un combattimento finale in cui la nostra protagonista quasi non interagisce. Scappa, lasciando il lavoro sporco alle sue sodali. Micidiale, materna e financo generosa.

Tirando le somme, Gunpowder Milkshake è davvero un brutto film. Parte delle scene d’azione sono massacrate dal ralenti, rette per gran parte del tempo da una protagonista non sufficientemente carismatica (anche se un po’ ci prova), coadiuvata nel terzo atto da un gruppo di attrici ben più carismatiche che tuttavia non ci provano neanche. Mi fa ridere e, soprattutto, piangere che stiano già sviluppando un sequel.
Voto: 2/5
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